D'Ubaldo, Cgil: «Il 2015? Per il lavoro un altro anno nero, non ci sono segni di ripresa»

D'Ubaldo, Cgil: «Il 2015? Per il lavoro un altro anno nero, non ci sono segni di ripresa»
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Sabato 27 Dicembre 2014, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 20:26
«L'anno più duro? Purtroppo quello che deve arrivare. Non ci sono prospettive, né segnali di ripresa. Serve uno sforzo del territorio nel suo complesso altrimenti il 2015 sarà il peggior periodo da quando è iniziata la crisi».



Carlo D'Ubaldo, segretario Cgil, tira un bilancio degli ultimi 12 mesi, che hanno lasciato sul campo aziende e lavoratori, vittime di fallimenti e licenziamenti. Per l'anno che verrà le prospettive sono nere, a meno che la Tuscia non faccia massa critica per agire su due direttrici: il completamento della trasversale Orte-Civitavecchia e le riforme istituzionali per sganciarsi dall'area metropolitana di Roma.

Segretario, il 2015 sarà l'anno della ripresa?

«Purtroppo no. Non ci sono segnali di ripresa della produzione industriale né, quindi, dell'occupazione. Emblematico in tal senso il piano di dismissioni che Enel effettuerà nei prossimi mesi: chiuderanno decine di centrali in Italia, perché i consumi di energia sono calati a picco. Segno che non si produce».

Industria nella Tuscia vuol dire distretto ceramico.

«Tra il 2013 e il 2014 a Civita hanno perso il posto 3.840 persone. Tante le domande di Aspi e mini-Aspi, ovvero di disoccupazione, presentate all'Inps».

Gli operai hanno accusato i parlamentari locali di averli dimenticati. Ma gli imprenditori?

«Nel comprensorio c'è scarsa propensione alla progettazione e all'innovazione. Appena l'8,9% degli investimenti dell'ultimo anno riguardano i macchinari. Solo una manciata di aziende ha puntato sull'innovazione tecnologica e l'apertura ai mercati esteri. Una goccia nel mare in un distretto in cui fare rete sembra essere un tabù. E le poche eccellenze devono fare i conti con l'isolamento del territorio».

Cosa vuol dire?

«A Civita è un problema pure trasportare le merci. I collegamenti ferroviari sono un disastro, quelli su ruota nulli. Se non si interviene sulle infrastrutture, il distretto e la provincia non ce la faranno a recuperare. E questo ragionamento abbraccia tutta l'economia, dai servizi al turismo. Dobbiamo puntare sul completamento della trasversale. I soldi fino a Monte Romano ci sono, pare, allora si lavori sull'ultimo tratto mancante, quello per cui c'è un progetto pronto dell'Autorità portuale di Civitavecchia. Avere uno sbocco diretto al porto, dove si continua a investire, è fondamentale».

E le risorse?

«La politica le deve trovare. Nessuna preclusione nemmeno nei confronti dei privati. Bisogna valutare ogni ipotesi. E questo rientra in un'ottica più ampia che coinvolge anche la riforma delle Regioni e delle Province».

Sì alla proposta di far confluire Viterbo nella mega-Regione con Toscana e Umbria?

«Far parte dell'area metropolitana di Roma per noi sarebbe un handicap. Creare invece un nuovo territorio con Civitavecchia e Rieti ci consentirebbe di decidere del nostro futuro. E sicuramente siamo molto più affini a Toscana e Umbria che alla Capitale».

Federica Lupino

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