Acquapendente, resa dei conti sull’ospedale
il sindaco conferma la linea dura:
«Zingaretti ci ripensa? Lo scriva»

Acquapendente, resa dei conti sull’ospedale il sindaco conferma la linea dura: «Zingaretti ci ripensa? Lo scriva»
di Federica Lupino
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Mercoledì 27 Agosto 2014, 12:15
Sull'ospedale di Acquapendente scivola il commissario Nicola Zingaretti. Non aver inserito la struttura aquesiana tra quelle disagiate - riconoscimento concesso invece a Bracciano, Monterotondo e Subiaco, che mantengono l'ospedale - significa condannarla a divenire casa della salute, poco più di un poliambulatorio. La scelta, contenuta nel decreto del 5 agosto, ha sollevato le ire di cittadini e amministratori di sinistra e di destra. Politicamente parlando, per il Partito democratico - nelle cui fila militano sia Zingaretti sia il sindaco Alberto Bambini - un boomerang niente male. Tanto che il commissario-governatore, resosi conto del pasticciaccio, si è detto pronto a rivedere la decisione. Oggi, a margine della Festa dell'Unità a Viterbo, è previsto un faccia a faccia informale tra i due.

Bambini, intanto, non molla. «Finché non avremo un atto formale come una rettifica del decreto o un provvedimento separato - dice il sindaco, che all'appartenenza politica ha anteposto la difesa del territorio - andremo avanti col ricorso al Tar». Che Zingaretti abbia pubblicamente assicurato il rispetto degli impegni presi il 15 luglio - quando ci fu un incontro a Roma con Comune e cabina di regia sulla sanità - per Bambini non basta: «Vogliamo nero su bianco la certezza che i servizi promessi verranno mantenuti».

Il nodo sta tutto qui: con la trasformazione in casa della salute, ad Acquapendente sparirebbe il punto di primo intervento, sostituito con una postazione gestita dal 118. In pratica, le emergenze verrebbero direttamente trasportate a Belcolle. Sparirebbero anche gli 8 posti letto per acuti. «Quanto concordato - ribadisce Bambini - prevedeva invece il mantenimento del punto di primo soccorso, dei posti per acuti e l'aumento di quelli di medicina da 8 a 15, insieme ad attività chirurgica in day surgery». Un accordo disatteso all'interno del decreto. «Ho avuto un colloquio con Zingaretti. Cercheranno di correggere. Ho ribadito che qui la casa della salute non regge, perché siamo troppo distanti da Belcolle. Che la chiamino come vogliono, ma la struttura - conclude - deve continuare a garantire i servizi minimi». Altrimenti, non c'è appartenenza politica che regga.
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