Allarme gioco d'azzardo:
umbri schiavi di 6mila videopoker

Allarme gioco d'azzardo: umbri schiavi di 6mila videopoker
di Michele Milletti
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Lunedì 3 Giugno 2013, 22:26 - Ultimo aggiornamento: 23:41
PERUGIA - Presenze pericolose. Si dir: che c’ di male al bar dopo il caff investire gli spiccioli di resto in videopoker e slot machine? Detta cos nulla, ma proprio questa apparente innocuit a renderle potenzialmente pericolose.


Perché giorno dopo giorno, spicciolo dopo spicciolo, possono risucchiare energie mentali e risorse economiche inimmaginabili. Febbre gioco d’azzardo che diventa allarme: secondo una stima, sono almeno seimila le macchinette in Umbria. Annunciate dalle lucine e le insegne colorate nei locali pubblici; spesso grande fonte di reddito per chi quelle attività le gestisce.



Nessuna criminalizzazione delle macchinette e delle attività che le ospitano: giocare consapevole è un obbligo di ogni cittadino che tenta la fortuna. Ma gli studi che individuano negli studenti dell’Umbria un allarme a livello di percentuale di giocatori, così come la richiesta da parte di alcuni consiglieri comunali di Perugia di trovare gli strumenti per limitare il boom di macchinette e slot machine indicano solo una cosa: del casinò sotto casa, quello del bar, si può diventare schiavi. Senza dimenticare poi l’esplosione del gioco su internet, dovuto alla vincente commistione della facile disponibilità nell’accesso alla rete e dell’anonimato.



E allora eccoli, inevitabili, i numeri allarmanti dello studio Espad-Italia a cura del reparto di Epidemiologia e Ricerca sui servizi sanitari dell’istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa: il 20 per cento degli oltre 1200 studenti presi a campione con un questionario nelle scuole superiori dell’Umbria sono a rischio “gambling” e cioè perdita di controllo nell’impulso al gioco.



Il contrasto. Numeri allarmanti, mischiati a quelli altrettanto allarmanti che riguardano la popolazione più adulta fino agli anziani. «Il dramma sociale è sotto gli occhi di tutti - dice il consigliere regionale Franco Zaffini (FdI) - nel nostro territorio ci sono centinaia di mini casinò sotto casa. Nei bar, nei circoli privati, nei locali in cui si può scommettere. E attenzione, non tutti sono legali. Già slot machine e videopoker allacciati alla rete nazionale diventano per lo più strumenti nelle mani di uno Stato biscazziere che, guadagnando 40 miliardi in un anno dai giochi definiti leciti, non ha evidente intenzione di regolarizzarne l’installazione e l’accesso. A queste aggiungiamoci le macchinette non allacciate, quelle illegali, e rendiamoci conto di cosa significa in termini di soldi e di allarme sociale». Che fare dunque per ostacolare la libera fruizione senza per questo criminalizzare i gestori possessori delle macchinette per il gioco d’azzardo nei bar e locali pubblici? «Come terza commissione, in Regione abbiamo dato mandato all’ufficio legale per capire quali strumenti la Regione e i Comuni abbiano a disposizione per contrastare gli effetti del fenomeno - continua Zaffini -. Purtroppo già sappiamo che non sono molti in possesso degli enti locali, dal momento che c’è una normativa nazionale che impedisce a un sindaco di tirar via le macchinette dai bar. Ma, ripeto, ci troviamo di fronte a un dramma sociale e vanno trovate soluzioni. L’altro fronte sul quale ci stiamo muovendo è quello di audizioni con soggetti interessati, dalle associazioni che si interessano di giocatori compulsivi a rappresentanti dei commercianti, per confrontarci e aprire un tavolo sulla questione».



Allarme a Marsciano. In questo quadro, un forte campanello di allarme suona da Marsciano. Villema Battistoni, responsabile dell’ufficio commercio del Comune, registra un progressivo aumento di offerta di giochi con centinaia di apparecchi diffusi sul territorio comunale. «L’Amministrazione - dice - è esautorata, come ogni altra, da qualunque potestà amministrativa. Siamo impegnati in una campagna di sensibilizzazione per l’uso limitato e responsabile delle macchine da gioco». L’aspetto medico del problema è affrontato da Mariano Pedetti, dirigente del Sert-Asl 1, distretto Media Valle del Tevere. «Sul fenomeno del gioco d’azzardo patologico – dice – ci occupiamo di 10-15 persone l’anno».
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