Terni, boss albanese liberato
dal Riesame:
urla la felicità su facebook

Terni, boss albanese liberato dal Riesame: urla la felicità su facebook
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Venerdì 27 Febbraio 2015, 19:58 - Ultimo aggiornamento: 20:16
TERNI - Appena uscito dal carcere di Sabbione ha urlato su facebook la sua felicità per la libertà riconquistata dopo qualche giorno in cella. Ed ha subito condiviso un articolo che racconta le sue "gesta" di una quindicina di anni fa, quando fu condannato a undici anni di carcere per tentato omicidio dopo aver sottoposto il proprietario di una villa rapinata al terribile rituale della roulette russa. "Dopo tredici giorni finalmente fuori da quel carcere. Viva la libertà".



Se il presunto boss della banda di albanesi sgominata dalla Mobile con l'accusa di aver svaligiato una cinquantina di appartamenti tra il ternano e il viterbese, scarcerato dai giudici del Riesame, esulta alla ritrovata libertà, un altro connazionale liberato sempre dal Riesame una settimana fa, racconta quei 13 giorni in cella e annuncia di essere tornato a casa. Incasssando una cinquantina di "mi piace".



Ora l’effetto domino sarà quasi inevitabile. Dopo la decisione del Riesame, che ha scarcerato quattro componenti della banda di albanesi arrestati dalla polizia per una cinquantina di furti in appartamento, lasceranno presto il penitenziario anche gli ultimi 4 indagati. “Considerate le contestazioni a loro carico, più lievi di quelle dei loro connazionali già scarcerati, è verosimile ritenere che presto usciranno” dice l’avvocato Massimo Proietti.



Il legale ha depositato istanza di rimessione in libertà per un altro indagato e ne seguiranno altre. Forte del successo incassato a Perugia, con i giudici del Riesame che hanno rimesso in libertà anche il 34enne ritenuto il boss della banda, condannato a 11 anni per tentato omicidio durante una rapina in villa. “Ha scontato la pena per reati commessi in passato - dice Proietti - ma questa volta le accuse nei suoi confronti non trovano conferme. Certo - ammette l’avvocato - il Riesame ha fatto una valutazione garantista ma affiancata da un’analisi puntuale e a mio avviso corretta”.



L’ordinanza di 117 pagine, richiesta dal procuratore, Martellino e dal sostituto, Pesiri e firmata dal gip, Simona Tordelli, viene “demolita” dai giudici del Riesame, che entrano nel merito. Affermando che “il linguaggio criptico delle intercettazioni non è supportato da riscontri oggettivi adeguati per ritenere che contatti e frasi siano riferibili ai reati contestati. Mancando i riscontri, gli indici di responsabilità penale vengono meno”. La mancanza della flagranza e del riscontro tra i beni sequestrati a qualche indagato e gli oggetti rubati hanno fatto il resto. Per i giudici “l’ordinanza non è adeguata, e comunque non sufficiente a colmare le lacune investigative”.



Tra gli investigatori l’amarezza è palpabile ma nessuno si sbilancia sull’iter del procedimento esploso con 10 arresti, tra i quali sei clandestini, con la pesante accusa di associazione a delinquere. Su un componente della banda si concentrano poi le indagini sull’omicidio di Gabriella Listanti Zelli, con elementi ipotizzano un collegamento tra il delitto della pensionata e la banda di albanesi dell’operazione Milot.