Terni, il racconto degli operai Berco
«Così Lucia Morselli
ha smontato la nostra fabbrica»

Terni, il racconto degli operai Berco «Così Lucia Morselli ha smontato la nostra fabbrica»
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Martedì 21 Ottobre 2014, 20:42 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 10:28
TERNI - La prima cosa che dicono gli operai della Berco, la fabbrica di Copparo passata sotto la cura dimagrante dell’ad Lucia Morselli, è che si tratta, comunque, di una situazione molto diversa dall’Ast. Berco si occupa della produzione di componenti e sistemi per carri e macchine per la lavorazione della terra e dal 1999 fa parte di ThyssenKrupp. Su un punto, a Terni, però, sono tutti concordi: Morselli vuole applicare alle acciaierie il metodo Berco. Dunque, vediamo qual è.



«Quando è arrivata la Morselli alla Berco - spiegano gli operai - c’era un buco di bilancio molto più consistente di quello che ci era stato detto. Sapevamo di due milioni di rosso, invece, ne mancavano circa 20. E Morselli ha trovato sprechi su sprechi». Che certamente, non avevano fatto gli operai. «In effetti lei ha picchiato subito in alto, ha fatto strage tra il management ». Ma anche con gli operai non ha scherzato: circa 600 tagli, «tanti, anche se sapevamo, comunque, di essere in troppi per la produzione che facevamo». Alla Berco come in Ast Morselli è partita con il bonus per i licenziamenti volontari.



«Da noi dava 65mila euro lordi più un aggancio a un piano di prepensionamenti. Alla fine il valore del pacchetto era di circa 120mila euro». Un gancio che tantissimi hanno preso. «Sì, diverse centinaia. Tanto che abbiamo avuto anche il caso di uno che aveva dato l’anticipo per la macchina nuova e non è rientrato nel numero».



«Sulla Morselli si è detto di tutto. Che ha fatto parte dello staff di chi ha trovato i finanziamenti per il film “La Grande Bellezza” e che fa parte del cda del porto di Dubai. Di certo sappiamo che ha un carattere difficile: le piace quando può creare tensioni e controlla tutto. Lei considera una sconfitta non finire sui giornali per le tensioni che crea». Uno degli operai ricorda come «un manager avesse ordinato delle maniglie che costavano circa 150 euro l’una.



Lei andò da Brico e le trovò a un prezzo 10 volte inferiore. Minacciò di licenziare il manager». Di questi atteggiamenti la leggenda che aleggia intorno a Morselli ha creato una casistica infinita: si dice che lanci a terra oggetti ordinando alla segretaria di raccoglierli, che non voglia parlare con le segretarie, le quali sono costrette a comunicare via mail anche se sono a due metri di distanza e che a Terni di collaboratrici ne abbia già cambiate sette. Confermatissimoil suo sacchetto di plastica pieno di cellulari. Su un punto tutti gli operai sentiti concordano.



«E’ inattacabile alle tangenti. Emolto dura. Da noi se ne andò prima, sbattendo la porta, perchè non le permisero di licenziare un dirigente. Durante la vertenza non seguì molto l’azienda dal punto di vista gestionale. Una volta chiusa - il giorno dopo la scadenza dei 75 giorni per l’invio delle lettere degli esuberi - frequentò sempre meno la fabbrica, però ha tenuto sulla corda l’ufficio ordini, minacciando di mettere a provvigione i dirigenti».



La fabbrica è ripartita? «Siamo ripartiti.
Con 250 euro in meno in busta paga e questo è stato molto difficile. Non possiamo certo dirci ancora al sicuro. Dal 2012 siamo sul mercato, ma non ci sono ancora certezze sugli acquirenti. Il futuro è ancora una scommessa».
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