Pubblico impiego: 30mila al voto
per eleggere i delegati sindacali

Pubblico impiego: 30mila al voto per eleggere i delegati sindacali
di Federico Fabrizi
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Lunedì 2 Marzo 2015, 05:48 - Ultimo aggiornamento: 20:37
PERUGIA - Le Province strapazzate dalla coppia Renzi-Delrio hanno soldi in cassa per arrivare solo ad aprile.

Le Comunità Montane si ritrovano con talmente tanti debiti che i fondi per gli stipendi vengono bloccati dalle banche prima di arrivare nelle buste paga. I sindaci hanno i capelli dritti per i bilanci preventivi da chiudere nelle prossime settimane. Ma tutti tengono un occhio alla riforma regionale degli enti pubblici: va approvata entro marzo perché poi il consiglio regionale scade. Con questi pensieri 21 mila dipendenti pubblici - più gli addetti della scuola - vanno alle urne da domani a giovedì per eleggere i delegati sindacali. Votano anche i precari, che tra infermieri e operatori sanitari sono davvero tanti: all'ospedale di Perugia, ad esempio, una pattuglia di 300. Voteranno anche i 50 precari del centro per l'impiego di Perugia, quelli che hanno ottenuto la proroga del contratto la sera di San Silvestro e pure i “precari di Nocera”: loro sono in attesa «di una soluzione definitiva» addirittura dal terremoto del '97. Le sigle più pesanti - Cgil, Cisl e Uil - marcano da vicino gli autonomi.



La sfida delle rsu della pubblica amministrazione

assomiglia un sacco alle elezioni politiche. Ci sono i

“6 per 3” di pubblicità in giro per le strade, le penne

in omaggio e pure qualche aperitivo elettorale. Si vota da martedì a giovedì e venerdì c'è lo spoglio.



LE COMUNITÀ MONTANE Record di criticità ai 200 dipendenti delle Comunità Montane, di cui 50 destinati alla pensione entro il 2016: gli enti sono in liquidazione e ormai in un vicolo cieco. A Todi, Orvieto, Narni e Amelia niente stipendi, al Trasimeno invece le buste paga sono arrivate, anche se in ritardo rispetto al 27. Oggi c'è l'assemblea del

personale. Le banche non concedono più credito: la

Regione trasferisce i fondi per pagare gli stipendi ma vengono bloccati a causa dei debiti. «Non ci rassegnamo a vedere persi diritti e tutele conquistate - dice Vanda Scarpelli della Cgil - stavolta si gioca un pezzo di democrazia. Come abbiamo fatto dalla legge Brunetta in poi, senza ripensamenti continueremo a difendere i contratti e il lavoro pubblico e a chiedere la stabilizzazione dei precari».



LE PROVINCE Il centro di tutte le partite è la riforma. Quella di Delrio per le Province e il disegno di legge preparato dalla giunta Marini: va approvato entro marzo perché poi il consiglio regionale si scioglie. Secondo i conti della Regione, il trasloco dei provinciali dovrebbe funzionare così: 120 pensionamenti, 200 addetti destinati alla nuova “agenzia per il lavoro”, 150 diretti alla Regione e 18 ai tribunali. I 120 agenti di polizia dovrebbero restare lì (o finire ai Comuni?). Fatto sta che incrociando i tagli imposti dal Governo - meno 50 per cento delle spese per il personale - e i numeri della Regione, ci sarebbero almeno 100 posti “a rischio”. «Nonostante la sicurezza ostentata dall'assessore Paparelli ad ogni incontro non abbiamo ancora certezza che quella legge abbia la sostenibilità finanziaria - spiega Marco Cotone della Uil - questo è un passaggio importante: le nuove Rsu dovranno gestire

passaggi delicatissimi».

Momento complicato, conferma Ubaldo Pascolini (Cisl): «Noi siamo sempre stati propositivi e non demagogici, questo voto è significativo anche per dare legittimità al sindacato in un momento in cui qualcuno pensa di poter scavalcare la rappresentanza dei lavoratori».



I COMUNI I sindaci non sono messi meglio. Dovranno costituire le unioni comunali per i dipendenti delle Comunità montane, quelli senza stipendio e entro marzo devono subito chiudere i bilanci di previsione: un'impresa. «Ma è l'occasione per un rinnovamento e per cambiare l'impostazione della contrattazione - dice Piero Martani della sigla autonoma Diccap - fondi non più “a pacchetto” e trasparenza nei contratti dei dirigenti».

A Perugia, per dirne una, si litiga su un bando per l'assunzione di 4 maestre d'asilo part-time. Federico Armati della Cgil ha scritto pure ai parlamentari.