Solomeo Valley, l'Eden di Cucinelli
tra parchi e mondiali per bambini

Il progetto della nuova valle di Solomeo
di Marco Brunacci
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Giovedì 27 Novembre 2014, 15:41 - Ultimo aggiornamento: 15:42
PERUGIA - «È il tempo di cambiare», dice Brunello Cucinelli. E come si fa a mettere un argine al fiume in piena di citazioni dotte, di propositi, di ottimismo, di futuro che prende forma e sostanza, che si arrampica sulla collina di Solomeo e diventa un segno per il mondo, di investimenti per il territorio e sul territorio.

Come si fa a non dire che un progetto per la bellezza è una sorta di svolta per la politica di intervento per la comunità da parte dei privati, come Fondazione familiare, dice Cucinelli, coinvolgendo la moglie Federica e le sue figlie, in prima fila al teatro Strehler di Milano, scelto per un vero road show del filantropia. Non la società interviene, per la serenità degli analisti che vigilano sulla quotazione in borsa e sul valore che la Cucinelli S.p.A ha per i suoi azionisti, ma la Fondazione, sulle ali di un motto imparato da Paolo ai Corinzi, il profitto si fa compagno di strada del dono, l'uno cammina con l'altro. E poi ecco Sant'Agostino (guardare il cielo rende la vita migliore), ancora il Dalai Lama, anche Eraclito, senza se e senza ma, quando dice «Mentre noi ci affanniamo, la natura si rigenera». Allora in pratica di cosa si tratta? L'ultima frontiera della filantropia prevede un intento visionario, che parte dall'idea un po' folle di recuperare le piccoli valli oppresse dalla scelta dei sindaci degli anni Settanta, che sentivano odore di boom, e lasciavano che gli artigiani distribuissero capannoni lungo i declivi, offendendo le pendici delle colline, la serenità del paesaggio ma anche la logicità degli investimenti. Non unità produttive concentrate, ma disordinati interventi edilizi senza criterio e con prospettive incerte. La vallata di Solomeo, comune di Magione e soprattutto di Corciano, avranno zone intere bonificate dalla demolizione firmata Cucinelli e dalla ricostruzione di tre parchi. Uno per bambini da 6 a 12 anni, quello dell'oratorio laico, sei ettari per poter far trascorrere pomeriggi in compagnia della natura ai ragazzini di una nuova generazione. Poi un parco dell'industria e quello agrario. I parchi sono tre, l'idea una sola: investire in bellezza, in futuro, destinare profitto a migliorare il territorio. Il parco dell'oratorio laico ospiterà in giugno un campionato mondiale del calcio per giovanissimi. Squadre di nazioni con conflitti in corso, promozione dell'amicizia, non della tecnica calcistica, per un evento che si annuncia davvero speciale. Agonismo nel rispetto dell'avversario. Disciplina sportiva come scuola di vita.



«Il progetto per la bellezza è la seconda parte del sogno Solomeo», dice Cucinelli. Ed evoca il rapporto con la terra, la natura verso la quale bisogna tornare perché «tutto deriva dalla terra», dice citando Senofonte. Ecco allora che nasce il giardino di Solomeo da quel che resterà di sei capannoni industriali per 240mila metri cubi, circa 35mila quadrati, su un totale di 11 ettari. È questo sarà il parco dell'industria. Accanto ecco il parco dell'oratorio, il gioiello per i bambini. Infine il parco agrario, settanta ettari di terreno destinati ad orti, vigneti, oliveti e frutteti diffusi come alberata. Coltivazioni come grano, mais e girasole. Il tutto per il consumo dell'azienda. A giudicare dall'attenzione con la quale è stato seguito a Milano, l'idea deve essere considerata fin da ora vincente. Tutti hanno chiesto quando toccherà al resto d'Italia dopo la «fortunata Umbria». I tre sindaci che hanno seguito il tour di Cucinelli, Romizi con Perugia, Betti con Corciano, Chiodini con Magione, sanno che la strada è obbligata. I loro bilanci risicati imporranno sempre di più di avere un rapporto con il privato illuminato, che si fa carico di un pezzo di investimento pubblico, grande o piccolo che sia. E sono in estasi quando la parola da Brunello Cucinelli, coperto di applausi dalla platea milanese, passa a Massimo De Vico, architetto, urbanista, aristotelico quanto si vuole, ma dalle idee chiare e concretezze da paesaggista di utopie realizzabili, di sogni a portata di mano, basta si vogliano e si trovino i finanziamenti (e per questo c'è lo sforzo della Fondazione di Brunello e Federica Cucinelli). Il finale è tutto nel profitto che si intreccia col dono. Di sicuro però gli analisti che vegliano sulla salute della società quotata in Borsa possono stare tranquilli: il tributo di Cucinelli di Milano è la dimostrazione che fare del bene fa bene. L'imprenditore filantropo è quello che vuole la gente del terzo millennio.
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