Omicidio Polizzi, l'ultima battaglia in aula: «Alessandro ucciso una seconda volta durante il processo»

Omicidio Polizzi, l'ultima battaglia in aula: «Alessandro ucciso una seconda volta durante il processo»
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Lunedì 27 Aprile 2015, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 19:07
PERUGIA - L'ultima battaglia in aula, prima che i giudici della Corte d'assise di Perugia si ritirassero in camera di consiglio per decidere la sentenza del processo per l'omicidio di Alessandro Polizzi, ucciso a colpi di pistola nel marzo 2013.



Prima che i due imputati Riccardo e Valerio Menenti, padre e figlio, venissero condannati rispettivamente all'ergastolo e a 27 anni di reclusione.



Le repliche. Stamani, durante le repliche, il procuratore aggiunto Antonella Duchini si è soffermata sui principali elementi d'accusa e sul «concorso» di Valerio nell'omicidio. «C'è il movente - ha spiegato il magistrato -, la volontà omicidiaria, ci sono le chiavi dell'appartamento fornite al padre per aprire le porte, il falso alibi per Riccardo e il possesso della pistola ricevuta in eredità dal nonno, insieme alle informazioni sull'auto della vittima e alle conversazioni intercettate tra gli imputati durante le indagini». Secondo il legale di parte civile, Nadia Trappolini, «le calunnie pronunciate in aula durante il processo hanno ucciso Alessandro Polizzi per la seconda volta».

«Non sono mai state fatte valutazioni negative o calunniose su Polizzi» ha ribattuto il difensore di Valerio, Manuela Lupo. «Abbiamo solo detto - ha aggiunto - che l'imputato ha subito aggressioni da Polizzi».



Le richieste. La procura, con i pm Antonella Duchini e Gemma Miliani, hanno ribadito le richieste di due ergastoli per padre e figlio, più l'isolamento diurno per 18 mesi. L'avvocato Lupo, invece, ha chiesto l'assoluzione per Valerio da tutti i capi d'imputazione, compresi i maltrattamenti a Julia quando i due stavano insieme, mentre l'avvocato Giuseppe Tiraboschi, con Francesco Mattiangeli, hanno chiesto per Riccardo l'assoluzione per il tentato omicidio di Julia e la derubricazione in omicidio preterintenzionale per la morte di Alessandro, avendo sempre sostenuto che la pistola che ha sparato fosse della vittima, mentre l'artigiano romano sarebbe entrato entrato nella casa di via Ricci armato solo di un piede di porco.
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