Perugia, caos condomini
spunta la vertenza per i serpenti

Perugia, caos condomini spunta la vertenza per i serpenti
di Luca Benedetti
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Domenica 24 Maggio 2015, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 13:21
​PERUGIA - Attenti ai vicini. Ma se si vive in condominio il rischio raddoppia. Sia per chi deve uscire guardingo dal pianerottolo, sia per chi deve amministrare i palazzi.

Gli amministratori rischiano di diventare sceriffi per inseguire chi non paga quote e lavori (se non lo fanno pagano di tasca loro), psicologi per tenere in equilibrio le assemblee, avvocati provetti per evitare l'infinita guerra delle tabelle millesimali.«L'amministratore in generale - spiega Chiara Prelati amministratrice iscritta all'Anammi, l'Associazione nazional- europea amministratori di condominio - è vessato da questioni private e personalissime alle quali difficilmente riesce a sottrarsi, soprattutto perché l'amministratore viene visto non tanto e non solo come un professionista che dovrebbe occuparsi di questioni condominiali, ma piuttosto come un “paziente giudice di pace”».

Ma l'impresa è praticamente impossibile.«Il nostro dovere - dice ancora Chiara Prelati - dovrebbe essere quello di mettere pace nella testa dei condomini più frustrati e annoiati. La crisi economica ha acuito questo sentimento di rivalsa e questa voglia di demandare a terzi ciò che le stesse parti in causa non riescono a determinare o capire».



Le storie. La casistica dei condomini difficili è lunga così. E si allunga con storie al limite dell'assurdo. Si parte dai topi e dai serpenti. Perché se i serpenti mangiano i topi, c'è chi giura di averne visti passeggiare nel proprio appartamento (i topi) perché il vicino di pianerottolo ha il serpente dentro la teca di vetro. Così i roditori sarebbero l'arma segreta per far saltare i nervi al rivale. A volte gli animali sono un problema. «Guardi - si è sentito dire un amministratore - che il mio cane e quello del vicino non si sopportano. Rischiano di azzannarsi ogni volta che si incontrano. Lei dovrebbe darci un orario per evitare uscire in contemporanea». Richiesta bislacca che non vale neanche il prezzo del mensile che grava sulle quote condominiali per pagare l'amministratore.Ma non finisce qui. È successo che per minacciare il rivali c'è chi ha scritto a chiare note nella bacheca degli annunci condominiali un allucinante «ti uccido il gatto». Possibile? Possibile sì a sentire gli amministratori che si sono trovati a dover fare i conti con le assemblee bollenti. Eppoi? Eppoi uno dei casi più freschi che è già negli studi degli avvocati ed è pronto forse a planare nelle aule di tribunale, è quello del gazebo conteso. Piazzato in un'area privata di un palazzo, ma contestato da chi abita al piano di sopra. Pare che il motivo sia legato all'estetica e qui la sfida sul bello palazzo sul brutto potrebbe andare avanti per anni. L'amministratore in quel caso deve anche essere architetto per dare la pagella dell'arredo e mettere tutti d'accordo. Ma in qualche caso deve essere anche un po' carabiniere del Ris. Provate a provare che chi abita al piano di sopra riempie di sputi il terrazzo di chi sta al piano di sotto ascoltando semplicemente una telefonata di protesta che chiede l'intervento a termine di regolamento e capirete che l'impressa vale la scalata del Monte Bianco con le ciabatte.Tanto per dire i futili motivi che alzano il livello di conflittualità e a volte portano le famiglie anche a vendere pur di chiudere con la guerra della porta accanto. L'inferno condominio (quando c'è), viene raccontato più difficile quando le palazzine sono piccole. Chissà perché: magari il doversi misurare con più frequenza con meno persone, fa alzare il tono delle litigiosità.



I soldi. La crisi ha avuto un peso importante sulla gestione dei condomini. Perché c'è il caso i cui le famiglie non arrivano a pagare le rate. Né del mensile per le spese fisse (dalla luce delle scale, all'energia elettrica dell'ascensore passando per le pulizie), né per i lavori. Difficili da programmare se c'è la cosiddetta evidenza di morosità, cioè c'è chi non può pagare e allora è difficile apportare le migliorie al palazzo. Certo, se l'acqua entra dal tetto, il discorso cambia, ma la crisi pesa lo stesso. Spiega un amministratore: «Quanto ti arriva un padre di famiglia che ti dice che non ha i soldi per pagare le bollette delle luce figurarsi i lavori del condominio, è difficile fare gli sceriffi». Quando va bene il costo che una famiglia non riesce a sopportare viene spalmato tra gli altri condomini. Altrimenti scattano le carte bollate.