Perugia, cancellato dall'anagrafe
Condannato il Comune

Perugia, cancellato dall'anagrafe Condannato il Comune
di Luca Benedetti
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Domenica 26 Aprile 2015, 17:26 - Ultimo aggiornamento: 17:27
PERUGIA - La burocrazia ci mette lo zampino: un cittadino macedone di 45 anni, da dieci anni in Italia, rischia di perdere i requisiti per chiedere la cittadinanza e il Comune di Perugia viene condannato perché se lo è perso per un bel pezzo. Storia che finisce con le scuse e un risarcimento per le spese legali di 734,51 euro.





Il passo indietro è d’obbligo. Un cittadino macedone cambia casa. E cambia anche residenza. Sempre all’interno del territorio comunale di Perugia. Fa errore imperdonabile che innesca una battaglia (quasi) infinita contro la burocrazia. Non va all’anagrafe a denunciare la nuova residenza. Ma la storia scoprirà che il peccato è veniale. Lo cercano i vigili urbani. Anzi, qualche vicino segnala che quella famiglia non si vede più nelle vecchia casa. Una volta, due volte, tre volte. Quando la Municipale suona e non trova riposta, scatta la procedura. L’immigrato residente a Perugia viene dichiarato irreperibile e cancellato dalle liste della popolazione residente. Procedura attivata ogni anno per una lunga lista di persone, in genere straniere.

IL BLOCCO

Lui continua la sua vita. È regolare, lavora, non ha problema. Chiede il rinnovo del permesso di soggiorno e lo ottiene con la nuova residenza. La Asl chiama il figlio per le vaccinazioni e la richiesta arriva puntualmente al nuovo indirizzo. Di più: lo trova anche il tribunale che lo chiama come testimone in un processo. Tutti lo trovano ma non lo trova ill Comune. Lui se ne accorge quando, calendario alla mano, vede che ha superato i dieci anni di residenza in Italia. Il tempo utile per chiedermela cittadinanza italiana. Per uno arrivato da lontano è l’occasione attesa dal primo giorno che è arrivato qui. Ma ci scappa l’inghippo. Quando presenta la domanda si sente rispondere in maniera secca: «La domanda non la possiamo accettare, lei non ha i requisiti, non ha più la residenza. I dieci anni non li ha maturati».

LA SFIDA

Il macedone guarda incredulo il suo interlocutore. Ma non c’è verso di uscire dall’angolo della burocrazia. Presenta, assistito dall’avvocato Cristina Colombo, un ricorso in Comune. Ma viene respinto. Allora non c’è altra strada che prendere le carte bollate e andare in tribunale. Ci vuole un anno e mezzo per chiudere la vicenda, ma alla fine ha ragione l’avvocato Colombo che assiste il cittadino macedone che sogna di diventare italiano. Basta rimettere in fila i documenti (dalla vaccinazione del figlio, alla chiamata del tribunale) per dimostrare la residenza. E quindi per avviare le pratiche per la cittadinanza. Ma non finisce qui. Perché il tribunale ha obbligato il Comune a rifondere le spese legali sostenute dal macedone che ha fatto ricorso: 734,51 euro. Per un’odissea iniziata il 29 agosto del 2006 con la cancellazione dalle liste della popolazione residente.
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