Mario Capanna - classe '45, originario di Città di Castello, uno dei leader del "Sessantotto" - ha scelto di essere "originale" anche stavolta, spiegando numeri alla mano la sua decisione. L'ex di Democrazia proletaria oggi riceve un assegno vitalizio mensile di circa 2700 euro per essere stato parlamentare (un paio di legislature, dal 1983 al 1992), e un altro vitalazio da 2.300 euro al mese per aver fatto il consigliere regionale in Lombardia (dal 1975 al 1980). A ciò somma i circa mille euro di "indennità" quale presidente del Corecom (l'autorità di vigilanza delle comunicazioni che svolge anche la funzione di conciliazione nelle controversie tra operatori della comunicazione e della telefonia e cittadini), un incarico ricoperto dal 2011.
Bene, non si può più fare. Merito - o colpa secondo l'ex sessantottino - di una legge del consiglio regionale lombardo che impedisce di cumulare il vitalizio ad altre indennità percepite da enti pubblici. Quindi Capanna avrebbe dovuto rinunciare al vitalizio o fare il presidente del Corecom gratuitamente. Lui ha scelto di dimettersi:
«Sostanzialmente per quattro motivi - spiega - lasciare quel posto libero per un altro che possa percepire l'indennità, ricevere un'indennità parametrata alle responsabilità assunte, dimostrare di “non essere attaccati alla poltrona”, svelare il “falso problema” dei costi della politica». Quindi: addio Corecom. E il Sessantotto?
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