Parmitano dallo spazio: «Addio a lasagne e tiramisù»

Luca Parmitano nella stazione spaziale internazionale
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 5 Agosto 2013, 18:45 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 07:56

Emergenza lasagne nello spazio. Nella stazione internazionale ne rimasta solo una porzione, cos come dell'ancor pi ambito tiramis. Mica cibo dozzinale, da discount: per quanto strippate sottovuoto e disidratate, si tratta di leccornie cucinate apposta per gli astronauti dallo chef pluristellato Davide Scabin di Rivoli.

Il problema è che lo scorte dovevano durare fino a novembre, quando Luca Parmitano tornerà sulla Terra, e invece ieri lo sconsolato skywalker dell'Agenzia spaziale europea ha mostrato quelle due (due di numero, sic) porzioni restate nella dispensa dell'Iss, che finalmente aveva fatto un salto di qualità dopo aver accolto per anni menù americani o russi che nessuno, nemmeno lassù tra le stelle, rimpiange.

«Dopo aver scaricato un modulo spaziale – ha raccontato il pilota collaudatore siciliano in collegamento con l'Esrin di Frascati – mi sono sentito in dovere di offrire un pranzo a tutto l'equipaggio (tarallucci, lasagne, risotto al pesto. lasagne, parmigiana di melanzane) e così addio riserve di sapori italiani. Adesso conserverò queste lasagne per una domenica, tanto per rispettare un po' delle nostre abitudini».

E il tiramisu?

«(lungo sospiro in orbita) Beh, mi sa che lo regalerò a Karen (l'americana Nyberg, unica donna di questa missione, ndr) che ne va matta».

Così è la vita sulla stazione spaziale internazionale che continua sfrecciare sulla Terra a 400 km di altezza e a 28mila kmh orari. Gli astronauti sono sottoposti a massacranti turni di lavoro per effettuare centinaia di esperimenti per conto dell'Esa e dell'Agenzia spaziale italiana che coordinano le richieste di enti e aziende di tutto il mondo e allora il momento dei pasti diventa uno dei rari motivi di relax. Per quanto possa poi sembrare strano, tutti i cibi e tutte le bevande vengono consumati sull'Iss a temperatura “ambiente” perché manca un frigorifero per gli alimenti. Nemmeno si può dire, insomma, che dopo un turno di lavoro l'astronauta si goda un gelato o butti già bel bicchiere di acqua fredda. Acqua, tra l'altro, riciclata anche dai liquidi della toilette...

«No problem – dice comunque Parmitano - ci si abitua a tutto».

A quasi tutto...

«(altro sospiro siderale) Sì, insomma, se proprio potessi realizzare un sogno nella prossima missione vorrei portare con me Sara e Maia, le mie bimbe (3 e 6 anni) che mi mancano, così come mia moglie Kathy. Ma lo so che è impossibile, mentre non lo sarà per i futuri coloni dello spazio».

La lontananza è come il vento anche tra le stelle e Parmitano la racconta in questo modo dopo che gli è stato chiesto che cosa porterebbe con sé nel prossimo viaggio in orbita.

«Tutto sommato nella stazione ho trovato tutto quello che serve compresi certi piccoli utensili che avevo messo nello “zaino”: l'idea, per il resto, è quella di abituarsi, ebbene sì, anche per quanto riguarda il cibo, a una vita spartana. Sarà così che si vivrà nelle future navi spaziali e così tante vale prendere subito le misure. Tanto il combustibile più importante resta l'entuasiasmo di partecipare a queste avventure. Luna, Marte oppure la caccia agli asteroidi? Sì, mi offro volontario per tutto quello che può essere programmato altrimenti che astronauta sarei?».

Neppure l'emergenza nella seconda passeggiata spaziale (il liquido di refrigerazione della tuta ha invaso il casco costringendo Parmitano a rientrare anzitempo nella stazione) ha raffreddato l'entusiasmo.

«E perché mai? Abbiamo sistemato alcune cose in quella tutta e presto sarà di nuovo tutto ok. Appena possibile sono pronto a uscire di nuovo nello spazio. Volare in orbita a 28mila kmh (23 volte la velocità del suono) e per di più fuori dalla stazione spaziale dà sensazioni completamente diverse rispetto al pilotaggio dei jet militari a cui sono abituato: con quelli si va “solo” a due volte la velocità del suono, ma la vicinanza con il suolo rende tutto assai adrenalico. Nello spazio, invece, di cui non mi spaventa il buio assoluto che ha invece un fortissimo fascino, ci si rende conto della velocità solo se si guarda già la terra. Durante la “passeggiata” non ho provato nemmeno la sensazione di precipitare sul pianeta che sempre di più vedo meravigliosamente bello e soprattutto senza i confini e le divisioni a cui siamo abituati da terrestri».

La ricerca dell'infinito continua anche dopo le passeggiate?

«Certo, fin da bambino mi sono domandato chi ci guarda da lassù e adesso ho la possibilità e il privilegio di allargare ancora di più il concetto di infinito. Non ci si ferma mai e un passo dopo l'altro continuano le scoperte: fuori e dentro di noi. Ed è un cammino, credetemi, che lascia sempre senza fiato».

Come la mancanza di gravità?

«No, quella mi dà un unico problema – racconta ancora Parmitano mentre fluttua nella stazione – che poi è lo stesso che ho sulla Terra. Mia moglie lo sa bene quanto sono disordinato: perdo di volta in volta le chiavi, gli occhiali e cose così già a casa mia, figuriamoci quassù dove gli oggetti scappano da tutte le parti se non li assicuri alle pareti».

E per di più sulla stazione non c'è nemmeno la moglie da bersagliare con le proverbiali domande maschili: «Qualcuno ha visto le mie chiavi? Dove sono i calzini?». («Nel frigorifero» risponderebbe la Littizzetto, ma sull'Iss - abbiamo visto - non c'è nemmeno quello).

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