Missione riuscita per IXV, il taxi spaziale made in Italy per Samantha Cristoforetti

Missione riuscita per IXV, il taxi spaziale made in Italy per Samantha Cristoforetti
di Paolo Ricci Bitti
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Febbraio 2015, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 08:54

Prima o poi Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano avranno la possibilità di chiamare un radiotaxi spaziale sotto casa («Arriva Luna 38 in due minuti») per raggiungere subito la stazione internazionale. Una possibilità ieri shuttle quando Samantha si è ritrovata in orbita, per poco più di un’ora, un vicino di astronave in gran parte italiano. Quasi alla stessa altezza della stazione internazionale è sfrecciato il veicolo spaziale europeo IXV ovvero, Intermediate eXperimental Wehicle, ovvero il prototipo del piccolo space shuttle dell’Agenzia spaziale europea portato in orbita da un razzo Vega decollato dalla base di Kourou, nella Guyana francese.

Il lift off è avvenuto alle 14.40 e dopo 100 minuti, in orario perfetto, lo splash down nel Pacifico (qui il video della simulazione della missione) dopo aver sorvolato l’Atlantico, l’Africa Centrale e l’oceano Indiano.

PRIMA VOLTA

E’ la prima volta che una navetta spaziale europea è stata progettata per essere recuperata al rientro dallo spazio. E sono comprensibili gli applausi che hanno seguito le varie fasi della missione dal lancio del razzo all'amaraggio. Una missione decisiva per il futuro della permanenza dell’uomo in orbita ben al di là della “vita” che resta ancora alla stazione internazionale: l’Iss (e ciò che la sostituirà) ha bisogno di “taxi” per portare avanti e indietro uomini e materiali e per adesso, archiviata l’epopea degli Shuttle della Nasa, non ci sono alternative alle Sojuz russe per quando riguarda il trasporto di equipaggi e anche di materiali. Dalla missione di IXV verranno ricavati dati per la nevetta successivi che l'Esa chiamerà Pride.

Di navette cargo senza essere umani alla guida, già ora ce ne sono in attività e l'IXV e i suoi successori si propongono di competere con esse, ma è chiaro che si tratta di soluzioni intermedie per le necessità della futura colonizzazione dello spazio.

E l'IXV è il primo passo di un progetto che potrebbe portare alla realizzazione di uno space shuttle europeo. E poi, come ha ricordato Roberto Battiston, presidente dell'Asi, adesso manca la possibilità - anguste Sojuz a parte - per riportare a terra materiali dalla stazione spaziale il cui trasporto può anche essere urgente. "Dopo avere imparato ad andare nello spazio - ha detto Battiston dallo spazioporto di Kourou - dobbiamo impare anche a tornare". Al momento il progetto IXV e i suoi sviluppi non prevedono il trasporto dell'uomo, ma per quanto futuribile sullo sfondo dell'agenzia spaziale europea resta la possibilità di pensare a uno shuttle vero e proprio.

ITALIA ALL'AVANGUARDIA

Ad ogni modo non si fa in tempo a scrivere una parola dell’odierna missione che sbuca l’Italia e la sua eccellenza nel settore dello spazio. Dunque, l’IXV, grande – per capirsi – come un suv e pesante due tonnellate - è progettato e costruito in buona parte dalla Thales Alenia Space di Torino con il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana che fornisce per questo progetto da 150 milioni di euro il contributo principale all’Esa (vedi qui le ultime notizie sulla missione). Determinante anche il sostegno del Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira) di Capua. La navicella è stata testata anche di fronte alle coste del Lazio con l’aiuto degli elicotteri da trasporto Chinook dell’esercito di stanza a Viterbo.

IL RAZZO VEGA DI AVIO A COLLEFERRO

Costruito poi per il 70 per cento dell’Avio a Colleferro il razzo-vettore Avio che porterà in orbita il veicolo la cui planata sulla Terra sarà seguita anche dallo storico spazio-porto italiano a Malindi. Vega, sfrecciando a 28.800 kmh, porterà in 9 minuti l'IXV a circa 430 km di altezza dalla Terra. Una volta libera, la navicella inizierà la discesa raggiungendo la velocità di 7 km al secondo: stress test, si chiama, perché saranno messi alla prova in particolare gli scudi termici che sulla base della fusoliera proteggono il veicolo spaziale. In questi frangenti lo Shuttle della Nasa raggiungeva la temperatura di 2mila gradi. Una volta superata la fase critica, l'IXV aprirà, uno dopo l'altro, tre paracadute e infine, poco prima di toccare le onde del Pacifico, quattro grandi palloni airbag necessari al galleggiamento fino al recupero da parte della nave attrezzata che in questi giorni circuita nel tratto di mare obbiettivo della discesa. L'alaborazione dei dati raccolti dalle strumentazioni richiederà parecchio tempo e coinvolgerà di nuovo in particolare scienziati italiani.

BATTISTON

"Si tratta di una missione storica, sia per l’ Italia che per l’ESA - dichiara il presidente dell'ASI Roberto Battiston - Per la prima volta un velivolo europeo rientra nell’atmosfera terrestre: un primo passo verso lo sviluppo di future navicelle per il volo orbitale e suborbitale, che vede l’Italia al primo posto in Europa grazie ai contributi del sistema della ricerca (CIRA a Capua) e dell’industria nazionale (TAS-I a Torino)". IXV è un veicolo spaziale sperimentale in grado di compiere un rientro atmosferico controllato da orbita terrestre bassa. Ha una forma non convenzionale, di un tipo definito “lifting-body”, caratterizzata dalla grande manovrabilità e aerodinamicità. IXV è un progetto ESA a cui l’Italia, attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana, partecipa come principale contributore.

Gli ultimi test sul veicolo sono stati effettuati presso gli stabilimenti Thales Alenia Space di Torino, dove sono state verificate tutte le strutture e i materiali. Il CIRA ha invece qualificato, attraverso una serie di prove tecniche, sia la stabilità di carico sia i sottosistemi di recupero e di galleggiamento. Sempre da Torino il centro di controllo di Altec seguirà l'andamento della missione. «Il rientro atmosferico – dice Giorgio Tumino, capo progetto dell'Esa per l'IXV - è fondamentale per portare avanti missioni come il ritorno dall'orbita per la Stazione spaziale, ritorno di campioni da Marte o da asteroidi, così come tutta una serie di applicazioni innovative».

Ecco infine alcune delle aziende italiane e degli enti che partecipano al progetto IXV: Alenia Aermacchi –Responsabile del Sottosistema di avionica e software; Selex – Responsabile del Power Distribution Unit; Avio – Responsabile delle protezioni termiche ablative; AeroSekur – Responsabile del sottosistema di galleggiamento; Altec – Responsabile del centro di controllo della missione e del segmento di terra; TelematicSolutions – Stazioni di Terra, Antenne e Telemetria; Telespazio – Rete di Comunicazione; Elv – Supporto all’analisi della missione; DTM- Specifici componenti in materiale composito; Neri – Operazioni di recupero; CIRA – sperimentazione , aerotermodinamica, supporto al “drop test”di sistema svolto in Mediterraneo e alle operazioni di lancio; CNR/INSEAN – Test di impatto in acqua; UniRoma – Aerotermodinamica e Fluidodinamica computazionale; UniNapoli – Aerotermodinamica e test in galleria; UniPadova – Test sui componenti del sistema propulsivo

CIRA

Il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali (CIRA) è nato nel 1984 per gestire il Programma di ricerche Aerospaziali (PRORA) e mantenere all’avanguardia il nostro Paese negli ambiti dell’Aeronautica e dello Spazio. Il CIRA è una società pubblico-privata, che vede la partecipazione di Enti di Ricerca, Enti territoriali ed industrie aeronautiche e spaziali, in una sintonia completa che ha consentito la realizzazione di strutture di prova uniche al mondo e di laboratori volanti aeronautici e spaziali. E' collocato in un area di circa 180 ettari nelle immediate vicinanze di Capua (CE). Al suo interno lavorano circa 320 persone, la maggior parte delle quali impegnate in attività di ricerca, nell’ambito di programmi nazionali ed internazionali.

@paoloriccibitti

© RIPRODUZIONE RISERVATA