La cometa Ison non ce l'ha fatta, polverizzata dal Sole (aggiornamento)

L'astrofisico Gian Paolo Tozzi dell'Osservatorio Inaf di Arcetri
di Enzo Vitale
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Venerdì 29 Novembre 2013, 19:39 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 15:01
Stamattina, per scrupolo, mi sono svegliato nuovamente all’alba (venerd 29 ndr). Erano le 5. Ho sperato fino all’ultimo di vederla in cielo, ma di Ison nessuna traccia. Ormai credo che non ci siano pi speranze di vederla. Il calore del Sole l’ha polverizzata.

Gian Paolo Tozzi, astrofisico Inaf ad Arcetri, ha seguito la parabola della cometa presso il radiotelescopio di Medicina, a Bologna, insieme a un team di scienziati.

«Il nostro gruppo segue la cometa da un anno, da ottobre 2012, a un mese dalla sua scoperta. Da quel momento non l’abbiamo mai mollata -prosegue lo studioso-. La sera di giovedì 28, attraverso le riprese di SoHO, avevamo notato qualcosa di strano. La cometa aveva cambiato il suo aspetto: al principio aveva un nucleo ben definito, poi è diventato sempre più debole e puntiforme, un processo tipico di quando una cometa frammenta il suo nucleo, si dissolve e rimane solo parte della coda».



LE ASPETTATIVE

«Si sono dette tante cose positive, ma quando una nuova cometa solca lo spazio del Sistema Solare, e lo fa per la prima volta, bisogna essere cauti».

«Certo -continua- se fosse uscita indenne dal contatto con la nostra stella avremmo visto in cielo uno spettacolo indimenticabile, con una coda enorme e lucente. Ma così non è stato». Diversi i fattori che hanno remato contro la cometa scoperta dai due astronomi russi nel settembre dell’anno scorso. Innanzitutto il nucleo. Quello della Ison era di soli 4 chilometri di diametro (ma anche questo dato è da verificare, cè chi parla di un nucleo di 2 chilometri, ndr) e poi, altro punto a sfavore, la sua traiettoria troppo vicina al Sole. La Hale-Bopp, passata nel 1997, ad esempio, ha un nucleo di 50 chilometri. La più famosa Halley, una cometa periodica (i suoi passaggi avvengono all’incirca ogni 76 anni), ha un nucleo di circa 6 chilometri di diametro ma non si avvicina al Sole a meno di 150 milioni di chilometri. Ison, invece, ha sfiorato la nostra stella passando a 1,2 milioni di chilometri.



L’INTERESSE SCIENTIFICO

Ma la cometa Ison è stata di enorme interesse scientifico e gli osservatori di tutto il mondo stanno già elaborando i dati dopo aver raccolto informazioni preziose sulla sua composizione e sulla sua struttura. «Ha mostrato un’interessante parte esterna di ghiaccio -dice ancora Tozzi- e soprattutto materia organica come metano, acetilene e molecole più complesse. E’ una viaggiatrice che ha portato con se’ una storia di 4 miliardi di anni subendo varie vicissitudini: bombardamenti di raggi cosmici, impatti e chissà cosa altro». «I dati raccolti dovranno essere processati ed elaborati nei prossimi giorni -ha ribadito Sara Faggi, ricercatrice dell’Inaf- e non possiamo ancora sbilanciarci nel confermare, ad esempio, l’identificazione della riga dell’ammoniaca emessa dal materiale cometario. Nelle sessioni di osservazione abbiamo anche testato con successo il nuovo ricevitore della parabola di medicina, per di più su un oggetto celeste in movimento che implica procedure operative per nulla semplici. Siamo però molto soddisfatti dei risultati preliminari, tutto è andato nel migliore dei modi».



IL GRUPPO DI ARCETRI

Nel team di scienziati italiani, coordinato da Claudio Codella, fanno parte anche la ricercatrice Sara Faggi e un’altra collega, Gianna Cauzzi, che ha seguito l’evento dal Sacramentro Peak Sun Observatory nel New Mexico.



LE ALTRE COMETE

Svanisce Ison, ma in cielo (seppur con l’ausilio di un piccolo telescopio), di comete ce ne sono altre tre (leggi altro servizio). Ad ogni modo se nel frattempo non saranno scoperte altre promettenti comete, rimane una certezza: la vecchia e cara cometa di Halley. Lei non ci abbandona e ci farà visita nel luglio del 2061.



LE ULTIME

Anche se per il prossimo Natale non vedremo una coda brillante, resta da capire cosa effettivamente rimane della cometa. Parte del nucleo, infatti, sembra essere sopravvissuto al calore e agli effetti del Sole. Gli astronomi stanno osservando ed elaborando gli ultimi dati, ma per capire quello che ormai gli studiosi definiscono lo "zombie" di Ison, bisognerà attendere qualche giorno, quando quel che resta dell'astro chiomato sarà vicino al nostro pianeta.



LA NASA PRENDE TEMPO

«Abbiamo una nuova serie di incognite e questo oggetto così pazzo, dinamico e imprevedibile continua a stupirci e confonderci. Bisogna pazientare ancora un paio di giorni -ha commentato lapidario Karl Battams della Nasa-. Stiamo analizzando i dati per cercare di capire cosa sta succedendo».



Ancora poche ore, dunque, poi si spera di avere idee molto più chiare e, soprattutto, capire se per la capricciosa cometa è arrivato il tempo di stilare il certificato di decesso.




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