India, la missione su Marte
è low cost. Ma è polemica

India, la missione su Marte è low cost. Ma è polemica
di Francesca Marino
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Lunedì 4 Novembre 2013, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 20:25
Il conto alla rovescia gi cominciato. Mangalyaan, la “navicella per Marte”, sar lanciata in orbita marted (Mangalwaar - il giorno di Marte - in hindi) 5 novembre alle 10.00 ora italiana dalle base spaziale di Shriharikota, commemorando cos il primo lancio in orbita di una navicella indiana e l'avvio del programma spaziale della pi grande democrazia del mondo, avvenuto esattamente cinquanta anni prima. E, se avrà successo, passerà alla storia come la missione spaziale più economica di tutti i tempi: ottanta milioni di dollari, circa cinquantacinque milioni di euro. Un'inezia, praticamente. Una medaglia appuntata al petto del governo indiano che, nel travagliato clima pre-elettorale degli ultimi tempi, cerca di mostrare al mondo e alla nazione la superiorità indiana in campo tecnologico, le capacità di ricerca, sviluppo e realizzazione di progetti altamente specializzati con costi assolutamente competitivi. Mangalyaan, difatti, come già la navicella lunare Chandrayaan I, è stata interamente progettata da scienziati e ingegneri indiani, costruita in India da manodopera indiana con materiali di fabbricazione locale e avrà a bordo strumenti di rilevamento rigorosamente made in India. 1.350 chili, inclusa la strumentazione, di tecnologia avanzatissima con un indice costi-benefici da fare invidia.



AUTARCHIA



Un trionfo dell'autarchia, praticamente. Che unisce frugalità delle spese ed economia dei materiali, low-cost e semplificati al massimo come l'alluminio e la fibra di carbonio. Ma mentre i media stranieri si affannano a scrivere articoli sulla capacità degli indiani di far seguire a tablet, pc e automobili low-cost anche una sonda spaziale supereconomica, al pensiero gli ingegneri indiani, per usare un eufemismo, incrociano le dita. La navicella resterà in orbita attorno alla Terra per circa venticinque giorni prima di cominciare il suo viaggio verso il Pianeta Rosso. Un viaggio di circa trecento giorni, che dovrebbe terminare nel Settembre 2014. Non è previsto l'atterraggio di Mangalyaan: la navicella dovrà soltanto rimanere nell'orbita marziana per studiare l'atmosfera, la morfologia e la mineralogia del pianeta. Dovrà in particolare studiare la presenza di tracce di metano, elemento di cui sono a caccia da anni tutte le missioni spaziali sul pianeta. Ma, soprattutto, dovrà fare ammettere l'India nel club elitario e ristretto delle nazioni che hanno fino a questo momento lanciato una sonda su Marte: dando per giunta uno schiaffo morale alla Cina, la cui missione sul Pianeta Rosso tentata due anni fa con la sonda Yinghou - 1 è miseramente fallita.



IL DIBATTITO



Ma mentre scienziati, politici e media battono la grancassa dell'orgoglio nazionale, molti si interrogano sull'opportunità e sulla convenienza vera, per una nazione come l'India, di perseguire un programma spaziale più o meno ambizioso. In una nazione in cui lo sviluppo riguarda ancora soltanto una misera percentuale della popolazione e in cui la maggioranza dei cittadini soffre a causa di carenze basilari come l'acqua potabile, l'elettricità, i servizi igienici, ospedali o scuole decenti nessuno, ma proprio nessuno, sente l'esigenza di mandare una sonda su Marte o un razzo sulla Luna. O anche, volendo essere pignoli, dell'ennesimo missile a testata nucleare.

Alle critiche, però, il direttore dell'Indian Space Research Organization K. Radhakrishnan risponde: «La domanda è stata posta milioni di volte negli ultimi cinquanta anni, e la risposta è e sarà sempre: sì. È necessario per trovare soluzioni ai problemi dell'uomo e della società». E aggiunge poi che la spesa per la ricerca spaziale è soltanto lo 0.34% del budget del governo indiano, e che i costi della missione Mangalyaan ammontano all'8% della spesa totale per la ricerca spaziale. Costi ampiamente coperti dai benefici generati dalle missioni spaziali degli anni precedenti. Sarà senz'altro vero ma, facendo due conti terra terra senza alcun bisogno di ricorrere ai marziani, ci piacerebbe chiedere al dottor Radhakrishnana se ha un'idea, seppur vaga, di quanti ospedali, scuole, gabinetti e pozzi per l'acqua potabile si possono costruire in India con ottanta milioni di dollari. Tenuto conto che il prezzo dei servizi igienici essenziali si aggira su un totale di ben 8-10 euro, dipende dal cambio del momento.

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