Selfie e foto con gli smartphone per non vedenti: dal Sant’Anna di Pisa la nuova app per schermi tattili

I dottorandi del Sant'Anna di Pisa Domenico Buongiorno e Domenico Chiaradia (Credits: Scuola Superiore Sant’Anna)
di Sabrina Quartieri
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Mercoledì 22 Luglio 2015, 17:04 - Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 11:58
La tecnologia sempre più nel ruolo di “facilitatrice” dei processi di inclusione delle persone con disabilità. Puntuale e al passo con i tempi, nell’era dei selfie e delle fotocamere su cellulare, non si è fatta attendere l’ora in cui anche chi non è vedente potesse finalmente scattarsi una foto senza l’aiuto di nessuno. O meglio, semplicemente scaricando una nuova applicazione. Presentata a Chicago, negli Stati Uniti, da un team di dottorandi italiani della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sarà la app "tattile" per smartphone “Tactile blind photography” a guidare l’utente con deficit visivo mentre si fa un autoscatto: centrare l’immagine non sarà più un problema, grazie all’innovativa tecnologia applicata sullo schermo aptico del “Tpad Phone”, un cellulare intelligente in grado di fornire sensazioni tattili a chi ne è in possesso.



Nello specifico, l’applicazione utilizza, oltre ad un sistema audio, un particolare feedback tattile trasmesso dallo schermo, che permette di evidenziare i volti dei soggetti e i bordi dell’immagine. In questo modo si potrà rilevare in maniera automatica la giusta inquadratura e la posa migliore. Proprio di recente, il “Tpad Phone” è stato protagonista della “Student innovation challenge”, la gara internazionale che si è tenuta a Chicago durante la conferenza internazionale “Ieee Worldhaptics 2015”. Un evento organizzato per presentare quelle app d'avanguardia che consentiranno ai “telefoni intelligenti” di migliorare le loro potenzialità, sfruttando il senso del tatto. “L’obiettivo della competizione era creare una nuova applicazione Android che utilizzasse lo schermo aptico per risolvere un problema reale – spiega Domenico Buongiorno, del team di dottorandi a cui va la paternità della app (insieme a Domenico Chiaradia, Massimiliano Gabardi e Michele Barsotti), – e su questa linea ci siamo mossi”.



Nella fase di sviluppo del sistema è stata coinvolta una ragazza non vedente che ha aiutato i ricercatori a capire quali fossero le sue difficoltà nell’interagire con uno smartphone per scattare fotografie e, soprattutto, per farsi i selfie. “Abbiamo compreso le sue necessità – prosegue Buongiorno – e con la guida del professor Antonio Frisoli abbiamo creato la app necessaria alla buona riuscita del nostro progetto. A Chicago – conclude il ricercatore – l'applicazione ha suscitato un fortissimo interesse. L’obiettivo, adesso, è continuare a svilupparla, per sfruttare al massimo le potenzialità dello schermo aptico, dimostrando come le nuove tecnologie possano risultare davvero utili per superare le disabilità”.