«Su Marte scorre acqua salata»: le foto del satellite Usa Mro

«Su Marte scorre acqua salata»: le foto del satellite Usa Mro
di Flavio Pompetti
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Martedì 29 Settembre 2015, 10:37 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 04:38

C'è acqua su Marte. Nel corso della stagione estiva, quando cioè la temperatura di superficie fa salire il termometro sopra la soglia dei -23 gradi centigradi, rivoli di acqua allo stato liquido cominciano a scorrere dalla bocca di alcuni crateri e a trasudare dalla roccia, per poi disperdersi a ventaglio in una serie di canali. Il fenomeno avviene ad una soglia di temperatura considerata glaciale, ma che non impedisce al ghiaccio di sciogliersi, data l'elevata saturazione di sali minerali cui è associato.

Il segreto sussurrato all'orecchio del presidente Clinton nel '96 è finalmente stato confermato ieri dalla Nasa nel corso di una conferenza stampa clamorosamente annunciata dal titolo: «Il mistero di Marte è risolto». L'acqua è abbondante: nelle previsione del direttore della ricerca della Nasa su Marte Michael Meyer ammonta a un milione di metri cubi, sparsi su una superficie molto estesa. La composizione e la provenienza sono ancora tutte da scoprire, ma la sola idea della sua presenza rilancia il sogno centenario che l'uomo possa un giorno vivere sul pianeta rosso, e che possa trapiantare le forme della vita biologica che gli sono indispensabili per sopravvivere lontano dalla Terra.

PRIME MISSIONI

Sapevamo da molti anni che Marte aveva ospitato in tempi geologici enormi quantità di acqua, tali da ricoprire con un oceano una porzione rilevante dell'emisfero settentrionale del pianeta.

Le prime immagini inviate alla centrale della Nasa dalle missioni Mariner negli anni '70 mostravano una superficie segnata da greti di fiumi prosciugati, e depressioni che in passato erano stati laghi. Sapevamo che l'acqua si era addensata in ghiacciai ai poli, prima di sciogliersi e scomparire dalla superficie. Nove anni fa foto scattate dalla missione Surveyer sembrarono indicare un rivolo che sgorgava dalla roccia, per poi segnare il perimetro di alcuni grandi massi. Nel 2011 immagini ad alta risoluzione tornarono a inquadrare quella che agli occhi di tutti sembrava essere acqua che sudava dalla roccia tra la primavera e l'autunno, ma gli esperti non erano ancora in grado di confermare la scoperta. Solo lo scorso aprile ci è arrivata la notizia spedita dal rover Curiosity, al momento operativo sulla superficie marziana: la notte si formano sul terreno piccole pozzanghere di acqua, che evaporavano poi durante il corso del giorno.

PROVA DECISIVA

La prova decisiva è merito del giovanissimo geofisico Lujendra Ojha del Georgia Institute of Technology di Atlanta, lo stesso che per primo aveva rilevato il fenomeno della trasudazione della roccia, ripulendo da ogni riflesso e da ogni ombra in un laboratorio dell'Università dell'Arizona, le immagini di una parete segnata da profondi canali di scorrimento. La sua squadra di ricerca ha messo a bordo della stazione orbitante MRO uno spettrometro che ha scandagliato la superficie di una roccia dal momento in cui le prime tracce scure di umidità hanno iniziato a segnarla quest'anno, fino ai giorni più recenti, nei quali l'ombra era arrivata alla sua massima estensione. Lo strumento ha rilevato una abbondante presenza di sali idrati sulla superficie, che sono un segnale inequivocabile della presenza dell'acqua; una sorta di brina, la cui esistenza è stata confermata in almeno quattro punti di osservazione: i crateri Hale, Palikir e Horowitz, e le pareti di un canyon di grandi dimensioni: il Coprate Chasma.

Resta da capire che cosa dia origine allo scorrimento dell'acqua. Proviene di un bacino di profondità che trova la strada verso la superfice con l'arrivo delle temperature più miti, o è l'effetto di una condensazione dell'umidità presente nel sottile strato di atmosfera che circonda la crosta del pianeta, e favorita dalla presenza dei sali che la catturano?

Bisognerà fare attenzione, dicono ora gli scienziati, a non precipitare con la nostra curiosità una contaminazione con i microbi provenienti dall'ambiente terrestre, e cancellare così i probabili segni superstiti di una vita biologica passata, che proprio l'acqua e i sali minerali potrebbero rivelare. Ma ora che ne conosciamo l'esistenza, sarà difficile resistere al desiderio di prelevare il liquido nel corso di una delle successive missioni e riportarlo sulla Terra in modo che possa essere studiato. Una nuova fase dell'esplorazione è ufficialmente aperta.

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