Maker Faire, inventare per crescere: la rivoluzione dei giovani smart

Maker Faire, inventare per crescere: la rivoluzione dei giovani smart
di Andrea Andrei
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Lunedì 5 Ottobre 2015, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 17:46
Non chiamatela solo "fiera". Chiamatela piuttosto "rivoluzione". Sbarca a Roma, per il terzo anno consecutivo, uno dei più grandi e importanti raduni dedicati all'innovazione in Europa: Maker Faire. Tre giorni, dal 16 al 18 ottobre, in cui gli spazi della Città universitaria della Sapienza saranno letteralmente invasi da oltre seicento stand di invenzioni tecnologiche che spaziano dalla medicina alla musica. Una festa all'insegna della libera condivisione delle idee, in cui il progetto di uno può essere ripreso e migliorato da qualcun altro, secondo la filosofia “open source”.



«Persone che risolvono problemi»: come definizione sembrerà un po' semplicistica, ma la formula utilizzata dai cosiddetti Makers per descriversi nasconde un intero mondo. Un mondo che potrebbe addirittura rappresentare il futuro dell'economia e che ha in Italia il suo quartier generale europeo da quando il giornalista Riccardo Luna, insieme al cofondatore di Arduino Massimo Banzi e al direttore generale di Asset Camera Massimiliano Colella hanno deciso di scommettere su un fenomeno quasi sconosciuto in Italia ma già ampiamente diffuso: i Fablab.



IL FENOMENO

Si tratta di laboratori spontanei in cui i ragazzi si incontrano per dar vita e condividere le proprie idee tecnologiche. Luoghi che inizialmente avevano soprattutto una funzione sociale ma che con il tempo hanno assunto anche una dimensione economica importante, proprio grazie alla Maker Faire, che li ha valorizzati. In Italia oggi ce ne sono circa un centinaio, più che in qualsiasi altro Paese d'Europa (la Francia è al secondo posto con 58 laboratori). Nel mondo, solo negli Stati Uniti, dove sono nati, ce n'è un numero maggiore. Così come solo a New York c'è una fiera più grande di quella di Roma, che infatti si è guadagnata il titolo di Maker Faire Europea. «I fablab e i makers sono la risposta più bella dei giovani alla crisi», sottolinea Colella. Una spinta propulsiva che in soli tre anni ha attirato l'attenzione delle grandi aziende, che oggi trovano in queste giovani realtà risorse interessanti. Non è un caso che alla Maker Faire di quest'anno siano presenti anche dei “big” dell'industria come Intel, Eni, Acea, Microsoft e Google.



«Questo è l'anno della maturazione», dice a Messaggero Tv Alessandro Ranellucci, architetto 30enne che ha sviluppato Slic3r, una piattaforma che raccoglie modelli per stampanti 3D, «se nella scorsa edizione abbiamo visto tante idee, oggi quelle idee si sono trasformate in imprese, progetti e opportunità». E fra queste, spiega Luna, curatore di Maker Faire e Digital Champion italiano, «ci sarà, in anteprima mondiale, la stampante 3D più grande del mondo. È stata progettata da Massimo Moretti con il fine di “stampare” delle case destinate ai Paesi poveri». Ma a quel punto sorge il dubbio: non ci sarà il rischio che lo spirito libero della Maker Faire venga fagocitato dalla grande industria tradizionale? «No, anzi», risponde convinto Colella, «le aziende cercano di collaborare. C'è grande voglia di reciprocità, di abbattere ogni steccato». È chiaro quindi che Maker Faire rappresenta anche un'opportunità economica, per l'Italia e per Roma. Come sottolinea Banzi, «È importante che la città di Roma porti avanti questo evento, che lo prenda come una parte importante della propria vita».



«Siamo la capitale del Paese e dobbiamo rimetterci alla testa dell'economia italiana», insiste Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Comercio di Roma. Insomma, conclude Luna, «Vogliamo far capire a chi arriverà che Roma è la capitale dell'innovazione e non la città del degrado di cui tanto si parla».



LA LOCATION

Tante le novità di questa terza edizione. A cominciare dalla location, l'università. Come a sottolineare che stavolta i makers saranno in quello che dovrebbe essere il loro habitat naturale, la culla della ricerca, lì dove si formano le giovani menti. «Questo evento è un investimento», spiega il rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, «per educare i giovani all'innovazione e all'impegno nella cultura tecnologica: solo così possiamo far uscire il Paese dalle secche in cui si è cacciato».



La Sapienza offrirà un'area di oltre 100 mila metri quadrati, dove troverà spazio anche una mega voliera alta 22 metri in cui potranno muoversi liberamente i droni, piccoli velivoli radiocomandati che rappresentano una delle innovazioni tecnologiche su cui la ricerca si sta concentrando di più. Ci sarà poi un'area dedicata ai maker della musica, Maker Music appunto, in cui saranno messi a punto strumenti musicali e si esibiranno diversi “musicisti 2.0”. E non bisogna dimenticare l'Area Kids. Perché Makers, se non si nasce, si cresce.



andrea.andrei@ilmessaggero.it