Almunia, che presto scriverà ai ricorrenti respingendo parte delle loro richieste, e poi proporrà alla Commissione di chiudere ufficialmente l'indagine, difende la sua scelta di chiudere la partita con Google: «La mia missione è di proteggere la concorrenza e di beneficiare i consumatori, non i concorrenti». Google, che detiene il 75% del mercato delle ricerche online, ha convinto la Commissione attraverso varie concessioni: nella pagina di risultati (di prodotti o attività commerciali, ovvero quelli pubblicizzati) presenterà in cima, nel box più evidente, oltre che i suoi risultati 'privilegiatì anche quelli di tre rivali. E li presenterà nello stesso modo: se i suoi hanno foto e video, anche gli altri tre avranno foto e video.
Nella versione 'mobilè la proporzione sarà diversa, in evidenza ci saranno due risultati di Google e uno dei rivali. I tre concorrenti saranno scelti con un'asta, e dovranno pagare Google visto che quello spazio 'privilegiatò è comunque a pagamento. Inoltre, eliminerà la clausola di esclusiva che oggi impedisce agli 'advertiser' di spostarsi su piattaforme rivali come Yahoo o Bing. Infine, darà ai fornitori di contenuti la possibilità di chiamarsi fuori dall'uso che Google fa dei loro contenuti (ad esempio le informazioni di Wikipedia mostrate già in buona parte sulla pagina di ricerca), senza essere penalizzati. Tutti i rimedi avranno valore ovviamente solo per lo spazio economico europeo. Se per Google si tratta di «grandi concessioni», per i rivali di Fairsearch (il gruppo di 17 operatori che ha fatto ricorso alla Ue tra cui Microsoft, Oracle, Nokia, Expedia e TripAdvisor), la proposta è «peggio di niente», e i rimedi sono «discriminatori e fanno salire i costi per i rivali».
E non si spiegano come mai Bruxelles non abbia ordinato un nuovo round di test di mercato. «Non poteva andare avanti all'infinito», risponde Almunia, che ricorda come la Commissione non può risolvere il problema della posizione di dominante di Google, che è un fatto, ma solo verificare che non vi sia abuso. Ma anche se questo capitolo si chiuderà, l'occhio di Bruxelles su Google resterà aperto: un organismo indipendente assicurerà che Google applichi i propri impegni, e la Commissione manderà avanti l'altra indagine aperta su Android, il sistema operativo di Google accusato dai concorrenti (sempre gli stessi di Fairsearch) di essere una trappola per portare gli utenti verso i prodotti di SuperG.
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