Sono i risultati di un censimento di tutti (o quasi) i siti Internet del mondo, classificati appunto in base al loro dominio, cioè alle ultime due o tre lettere del loro indirizzo web: un codice che indica provenienza geografica o tipo di informazioni contenute (ad esempio, .gov per gli enti governativi di tutte le nazioni; .edu per le istituzioni educative). Lo ha realizzato l'Internet Systems Consortium, azienda non-profit della Silicon Valley.
Su Internet ci sono 758 milioni di siti, o di host, per dirla in termini tecnici. I due domini più usati, .net (264 milioni) e .com (147 milioni), fanno da soli già la metà della cifra totale. Al terzo posto si piazza il .jp giapponese. Il .it italiano occupa la quarta posizione. Seguono Germania (21 milioni di .de), Brasile (18, .br), Cina e Francia (15, .cn e .fr). Più indietro si piazza il .uk britannico (sedicesimo) e il .us americano (quarantesimo). La Città del Vaticano (.va) può schierare 67 indirizzi. A fondo classifica l'Iraq (251esimo) e i pochi host (tre) della Somalia e della Nord Corea. Due domini sono ancora inutilizzati: .pm e .sj.
Se contiamo soltanto i «domini-bandiera», quelli che esprimono la nazionalità, l'Italia è seconda al mondo, dietro soltanto al Paese del Sol levante.
Com'è ovvio, bisogna guardare più a fondo. E non dimenticare quegli oltre 400 milioni di host targati .net e .com. Perché è in quella cifra enorme che si nasconde il reale vantaggio degli Stati Uniti (e di altre nazioni piazzate dietro di noi in classifica). Essendo arrivati per primi su Internet, i navigatori americani hanno acquistato e occupato per primi i domini «generici» (la sigla .mil è addirittura monopolizzata dall'esercito a stelle e strisce). Gli indirizzi «geografici» hanno iniziato a diffondersi soprattutto in seguito, in parallelo alla graduale apertura di Internet ai cinque continenti. Come a dire: i siti di Chicago, New York o Los Angeles sono in gran parte .com e .net, molto più di quanto non lo siano i loro omologhi italiani.
Il risultato della Penisola non è comunque un cattivo segnale. In un Paese dove le connessioni Internet sono circa 30 milioni, noi abbiamo 23 milioni di domini .it. Come a dire che quasi tutti, in Italia, vogliono il loro sito.
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