Quando le dimensioni contano: l'evoluzione dei cellulari, da giganti a minuscoli e viceversa

L'evoluzione dei cellulari
di Andrea Andrei
3 Minuti di Lettura
Giovedì 30 Gennaio 2014, 19:12 - Ultimo aggiornamento: 20:02

Il primo costava quattromila dollari e per trasportarlo c'era bisogno di una borsa apposita. Era il 1984, e sul mercato esordiva il Motorola DynaTAC 8000X, il primo telefono cellulare destinato al consumo "di massa". O almeno si fa per dire, visto che il prezzo altissimo lo rendeva un lusso per pochi.

Il telefono diventa davvero portatile Fu la stessa Motorola a produrre il primo telefono dalle dimensioni più ridotte, rendendolo veramente "tascabile": era il MicroTAC, che aveva uno sportellino che copriva i tasti e un display da sole due righe.

Era il 1989, e da allora c'è stata una continua rincorsa a produrre telefonini sempre più piccoli. Si pensava che la vera sfida del futuro fosse creare dispositivi minuscoli, quasi invisibili.

Ma come spesso è accaduto nella storia del progresso tecnologico, si era fatto un fondamentale errore di valutazione. O meglio, semplicemente non si poteva prevedere che il cellulare sarebbe diventato molte cose, e solo in un secondo momento un telefono. Insomma, all'inizio degli anni '90 non esisteva il concetto di smartphone, internet non era diffuso, i display erano molto limitati, il touchscreen era qualcosa di futuristico.

I palmari Nel 1996, mentre al predominio di Motorola si sostituìva gradualmente quello della finlandese Nokia, uscì il primo palmare, il Nokia 9000 Communicator, con uno schermo più ampio e una tastiera Qwerty.

Ma è all'inizio degli anni Duemila che il mercato dei cellulari subì una svolta: uscì il Nokia 3310, uno dei telefoni portatili più venduti di sempre, che entrò nelle tasche degli adulti ma, per la prima volta, anche in quelle degli adolescenti. Era l'epoca dei cellulari "compatti": niente sportelletti scomodi e fragili, tasti abbastanza maneggevoli per inviare i primi SMS alla velocità della luce e display adatti per giocare a "Snake" e altri videogame tanto semplici quanto immortali.

Arriva Internet Per vedere i colori e i display più grandi e dinamici negli Stati Uniti si dovette aspettare il 2002, quando BlackBerry produsse il 5810, in grado di connettersi facilmente a internet e ricevere le e-mail. E fu forse quello l'inizio dell'inversione di tendenza: il display rubò sempre più spazio ai tasti, fino a sostituirli completamente nel 2007, quando la Apple di Steve Jobs presentò il primo iPhone.

I tablet e i phablet Da allora in poi il telefonino fu utilizzato soprattutto per navigare su internet, sui social network, per mandare e-mail e per usare applicazione sempre più complesse, per cui la corsa a ridurre le dimensioni dei dispositivi si è capovolta. I cellulari hanno schermi sempre più grandi, sono nati i tablet e addirittura i phablet come il Samsung Galaxy Note, ibrido fra uno smartphone e un tablet.

Oggi semmai la sfida è nel produrre dispositivi sottili o leggeri, ma la grandezza sembra non essere più un problema, anzi. I display larghi sono una delle caratteristiche più apprezzate degli smartphone di alta gamma Samsung, tanto che a confronto anche gli schermi degli iPhone sembrano sfigurare. Solo che adesso nessuno si sognerebbe di chiamare un Galaxy S4 "cabinone" o termini ironici affini. Il progresso è bello anche per questo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA