Ricercatore italiano sfida la scienza:
«Così ho trasmesso il pensiero»

Andrea Stocco (foto University of Washington)
di Laura Bogliolo
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Sabato 31 Agosto 2013, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 08:04

Quando otto anni fa ha lasciato Palmanova, paesino della provincia di Udine, per trasferirsi negli Stati Uniti, non avrebbe mai immaginato di diventare il primo uomo protagonista di una rivoluzione scientifica chiamata trasmissione del pensiero. Si definisce uno dei tanti cervelli in fuga Andrea Stocco, 37 anni, ricercatore all'università di Washington a Seattle. Il suo volto sorridente mentre indossa un casco per la stimolazione magnetica transcranica sta facendo il giro del web: Stocco in un'assolata giornata di agosto, nel suo laboratorio, è riuscito a muovere l'indice della mano destra sotto l'impulso del pensiero del suo collega, Rajesh Rao, seduto in un’altra stanza mentre osservava un videogioco. A collegare i due ricercatori computer, internet e apparecchi per l'elettroencefalogramma che registrano onde cerebrali. Rajesh ha pensato di muovere il dito, l'impulso ha viaggiato nelle strade infinite dei pc ed è arrivato nell'altra stanza, costringendo Stocco a muovere l'indice della mano destra.

FUSIONE MENTALE

«La sensazione della mano che si muove da sola non è diversa da quella che si prova quando si ha un tic nervoso alle sopracciglia – racconta Stocco - In verità è stato molto meno fastidiosa di un tic che è sempre accompagnato da una sensazione di tensione ai muscoli.

Finché la mano non si è mossa, non sentivo assolutamente nulla». Lo studio pilota pubblicato sulle pagine web dell'Università di Washington viene definito «comunicazione diretta cervello-cervello tra umani». L'esperimento è il frutto di notti insonni e week-end trascorsi nei laboratori. «Con Rajesh abbiamo cominciato a pensare a questo esperimento circa due anni fa – racconta Stocco - Ci abbiamo lavorato nei ritagli di tempo perché entrambi avevamo altri progetti da portare a termine. Quindi con Rajesh, mia moglie e la collaboratrice Chantel abbiamo lavorato al progetto dopo cena e nei weekend». Cosa è successo nei laboratori della prestigiosa università? Rajesh è seduto davanti a un computer che mostra un videogioco, il classico sparatutto: non può interagire, la tastiera non c'è. Un computer collegato a un apparecchio per l'elettroencefalogramma intanto decodifica le sue onde cerebrali. Andrea si trova in un'altra stanza: indossa un caschetto che lo connette a una macchina per la stimolazione magnetica transcranica collegata a un secondo pc pronto a ricevere i dati dal primo. Rajesh pensa di schiacciare il pulsante della tastiera che consente di sparare, Andrea contemporaneamente muove l'indice della mano destra. «Ho sentito la mia mano muoversi senza che io lo volessi – spiega Stocco - Durante l'esperimento indossavo delle cuffie che annullano i rumori esterni e non potevo vedere lo schermo del pc: non ero quindi sicuro che la mia mano si muovesse perché era controllata da Rajesh. Ricordo di aver guardato nella stanza: ho visto Chantel, Justin e Brianna, i mie collaboratori, sorridere e ho capito che l'esperimento era riuscito: era stato Rajesh a muovere la mia mano».

AL LAVORO CON I GENI

Stocco è entusiasta: racconta della laurea presa nel 2001 all'Università di Trieste, del dottorato di ricerca in psicologia e dell'incontro con l'uomo che, dice, gli ha cambiato la vita: «Il professor Danilo Fum, che insegnava Intelligenza artificiale e Scienze cognitive a Trieste è la causa della mia passione per neuroscienze e computer». «Nel 2005 – racconta – sono andato alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh per una borsa di post-dottorato. Già – aggiunge con un po' di rammarico - mi rendo conto di essere uno dei tanti cervelli in fuga con poche prospettive in Italia». Ma Andrea non si è arreso: «Ho avuto l'opportunità di lavorare con autentici geni come John Anderson, Christian Lebiere, e Randall O'Reilly, personaggi che hanno fatto passi da gigante nel riprodurre le funzioni del cervello al calcolatore. E nel 2010 mi sono spostato a Seattle». Il sogno di Stocco non è finito: «Diversi esperimenti in programma riprenderanno la settimana prossima: vogliamo replicare il test con più persone e cercare di trasmettere informazioni più complesse di un semplice impulso motorio». Intanto lui pensa alle possibili applicazioni: «Un chirurgo potrebbe controllare le mie mani e aiutarmi a compiere un'operazione. Oppure, un pilota potrebbe aiutarmi a guidare un aeroplano».

laura.bogliolo@ilmessaggero.it

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