Tavecchio, pressing per un passo indietro: avanza l’ipotesi commissario

Tavecchio, pressing per un passo indietro: avanza l’ipotesi commissario
di Alberto Gentili
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Martedì 29 Luglio 2014, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 17:12

ROMA Se ai collaboratori di Matteo Renzi e di Graziano Delrio si chiede cosa ha intenzione di fare il governo con Carlo Tavecchio, la risposta un rinvio alle ultime dichiarazioni del premier. Quelle in cui Renzi - dopo la frase shock del candidato alla guida della Federcalcio sugli atleti di colore che «prima mangiavano le banane» - parla di «clamoroso autogol», di dichiarazione «inqualificabile». E soprattutto in cui il premier dice di voler rispettare «l’autonomia delle istituzioni sportive». Spiegazione: «Se il governo volesse decidere anche sulla partita della Federcalcio sbaglierebbe».

E per spiegare questa posizione, a palazzo Chigi si premurano di far avere per mail alcuni articoli (in inglese), in cui vengono illustrate le conseguenze per le federazioni dei singoli Paesi in caso di pressioni politiche. Essenzialmente la sospensione da tutte le competizioni internazionali (Champions ed Europa league in primis) delle squadre della federazione “colpevole” di aver subito pressioni da parte del proprio governo. Come dire: «Guai a intervenire, scateneremmo un putiferio e danneggeremmo il calcio italiano».

FORTE OSTILITÀ

Ciò non vuol dire che palazzo Chigi e in particolare il sottosegretario Delrio, che ha la delega allo Sport, restino con le mani in mano. Se già prima Tavecchio era visto senza simpatia (perché considerato tutt’altro che un elemento di novità), dopo la gaffe sui mangiatori di banane e soprattutto dopo l’intervento di ieri della Fifa e dell’Unione europea, sul nome del presidente della federazione dilettanti è piovuta una grossa croce. Da qui una moral suasion silenziosa e discreta sul presidente del Coni, Giovanni Malagò, affinché trovi il modo per fermare l’ascesa di Tavecchio. Tanto più che a suo carico non c’è solo la battutaccia sulle banane, ma anche rapporti considerati «a dir poco opachi» con le aziende che realizzano in Italia campi di calcio in erba sintetica.

La partita di Malagò è però tutt’altro che facile.

Il presidente del Coni da qui all’11 agosto, quando la Federcalcio è stata convocata per procedere all’elezione del successore di Giancarlo Abete, dovrà trovare il modo per rosicchiare i consensi a favore di Tavecchio. Attualmente il presidente della Lega nazionale dilettanti conta sul 68 per cento dei voti: il 34% arrivano dalla “sua” federazione (la presiede dal 2009), il 17 dalla Lega pro (la ex serie C), il 12% dalla Serie A e il 5 dalla B. Demetrio Albertini, il rivale, ha invece il 32 per cento grazie al sostegno di calciatori (20%), allenatori (10%) e arbitri (2%). Ma come osserva Giuseppe Marotta, amministratore delegato dalla Juventus (squadra insieme a Roma, Fiorentina, Sampdoria e Cesena contraria a Tavecchio), «diverse società hanno cambiato posizione, dunque la situazione è da definire. Il fronte pro-Tavecchio si è spaccato».

Ebbene, se Malagò nei prossimi giorni trovasse conferma che il sostegno al presidente della Lega dilettanti da qui all’11 agosto si è assottigliato, potrebbe chiedere un passo indietro a Tavecchio e ad Albertini (giovedì è fissato un incontro con entrambi) e lavorare alla nomina di un commissario straordinario. Un’opzione obbligata, quella del commissariamento, se tra quindici giorni Tavecchio non dovesse avere più la maggioranza assoluta nell’assemblea della Federcalcio. Ma Malagò preferirebbe evitare il voto, procedendo alla nomina del commissario.

E questo, senza dubbio, sarebbe l’epilogo gradito da Renzi e Delrio. Lo dimostrano le parole della vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani: «Il caso non dovrebbe neppure essere in discussione, la candidatura di Tavecchio non può più essere presa in considerazione». E lo conferma la dura presa di posizione di Andrea Marcucci, renziano doc e presidente della commissione Cultura e Sport del Senato: «L’appello della Fifa a indagare sulle parole razziste dovrebbe bastare. Tavecchio faccia un passo indietro per non compromettere ulteriormente il calcio italiano.

La sua eventuale elezione indebolirebbe le attività di contrasto al razzismo e alla violenza e offrirebbe una sorta di giustificazione alle frange più estreme del tifo. Con quale autorità infatti le società potrebbero evitare fenomeni di razzismo negli stadi, quando il loro presidente si è esposto con dichiarazioni così prive di senso?». Una domanda che inquieta anche Renzi e Delrio. E che si aggiunge a un’altra del deputato pd Roberto Morassut: «Tavecchio ha subìto condanne penali, perché se allora si prevede una sorta di Daspo per i politici condannati, questa non deve valere per il mondo dello sport?».

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