«I Mondiali del 2022 in Qatar? Ipocrisia».
Il Messaggero intervista Giovanni Malagò

Giovanni Malagò
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Venerdì 10 Gennaio 2014, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 17:59

Di Massimo Caputi, Michele Galvani, Carlo Santi e Roberto Stigliano

Presidente, nel suo primo anno alla presidenza del Coni, in quale settore ha dovuto impegnarsi di più?

«Ero convinto che avrei trovato difficoltà nel portare la cultura del Coni verso un’idea di gestione aziendale, dalla quale provengo. Invece, la stragrande maggioranza ha accettato e recepito tutto ciò».

Tra poco partirete per Sochi. Quali sono le aspettative e, al tempo stesso, i timori vista la situazione-sicurezza?

«Non vi nascondo che quello che è accaduto è inquietante, episodi che escono da qualsiasi logica, donne kamikaze sui pullman ed è colpita la popolazione civile. Sappiamo che a Sochi ci saranno 40 mila unità di polizia per controllare. Credo che i Giochi saranno molto sicuri. Però, questo non è il modo migliore per avvicinarsi alla manifestazione. Le nostre attese? Non mi prenderò meriti se dovessimo andare bene e, al contrario, non accuserò se dovessimo andare male. Dico che abbiamo molte frecce al nostro arco e spero di migliorare il medagliere di Vancouver dove abbiamo conquistato 5 medaglie».

Lo sport già guarda a Rio 2016. A che punto siamo con la preparazione?

«Il 2013 è stato l’anno post olimpico e noi nei vari campionati mondiali abbiamo ben figurato. Sappiamo, però, che in molti Paesi per tanti campioni quella è una stagione di riposo. Il nostro lavoro è portato avanti dalla nuova squadra della Preparazione Olimpica sotto la responsabilità di Carlo Mornati. Sono molto fiducioso».

Intanto, ma non da adesso, molte ragazze e ragazzi provenienti dall’estero o nati in Italia da genitori stranieri, sono una risorsa per lo sport. Quanto ci danno queste new entry?

«Molte Federazioni hanno già sdoganato questi ragazzi. Non si può prescindere da loro anche perché, senza, rischiamo di essere poco competitivi. Sono una risorsa».

Olimpiadi del 2024. Roma vuole candidarsi: quali sono le reali possibilità di vincere questa sfida?

«Adesso mi sento di dire che su Roma ci sono molte convergenze. Ho parlato con chi ha voce in capitolo, e ho trovato ottimismo. Il pulsante per dare il via all’operazione lo premerò solo se saremo pronti».

In passato sulle Olimpiadi, e non solo in Italia, ci sono state diverse interferenze che hanno frenato le candidature.

«Sono conscio della questione e, per questo, ho dedicato diversi mesi per individuare quelle che potevano essere le criticità. Mi sarei tirato fuori se ci fossero stati problemi. Il lavoro è stato eccellente, con Milano e con la Lombardia».

Roma, in vista del 2024, ha le infrastrutture adeguate?

«È prematuro. Io oggi dico no, però occorre avere il coraggio di pensare un modello diverso e innovativo. Non possiamo competere con il gigantismo di Pechino. Dovremo varare un modello low cost. Se il nostro elettorato lo capisce, abbiamo grandi chance».

Capitolo calcio. Molti presidenti ostentano crisi senza gli stadi di proprietà. Sono un punto di partenza gli stadi?

«Il nostro calcio negli ultimi anni ha perso delle opportunità e oggi è molto complicato recuperare. Non sono stati fatti, in passato, investimenti perché alcuni presidenti hanno preferito potenziare le rose».

Il mondo del calcio va rivisto?

«Non sono il solo a dirlo.

Adesso, il primo passo è la riforma dei campionati. Si passerà da 132 squadre tra serie A, B e Lega Pro, a 102. Si è arrivati a questo per una serie di provvedimenti. Occorre avere coraggio e non accontentarsi. Ricordiamoci che non troppi anni fa eravamo il primo campionato del mondo; oggi siamo quarti in Europa».

È giusto avere club di calcio quotati in Borsa?

«Con questi presupposti, non è una cosa fatta bene».

Ci sono investitori stranieri che scelgono l’Italia: parliamo della Roma e dell’Inter, adesso.

«Premesso che tutti quelli che investono in Italia non possiamo che ringraziarli, vorremmo sempre avere il presidente della squadra del cuore il vicino della porta accanto. Ma questo è nel libro dei sogni. Gli americani quando sono venuti sono stati accolti con scetticismo: adesso non più. L’Inter di Thohir? Aspettiamo a giudicarlo, ora non so dare valutazioni».

Si pensa di giocare i Mondiali del 2022 in Qatar d’inverno. È d’accordo?

«È il trionfo dell’ipocrisia. Nel momento in cui è stato assegnato il Mondiale al Qatar, tutti conoscevano il problema. Adesso un alto esponente della Fifa lo ha solo ricordato. Per risolvere il caso occorre spostare i calendari».

Lo sport italiano è pronto per l’outing?

«Il Coni è strasensibile all’argomento. Faccio i complimenti a Hitzlspenger. In Italia? Non credo che siamo pronti. C’è una cultura che nel nostro Paese manca».

Roma, e il Coni, possiede un tesoro con il Foro Italico. Gli Internazionali del tennis e il Sei Nazioni, ma non solo, sono eventi importanti. C’è un progetto per valorizzarli?

«Aggiungo: il beach volley, il Golden Gala e il Settecolli. Tra maggio e luglio abbiamo il meglio con la finale della Coppa Italia del calcio oltre agli eventi musicali. Valorizzare il Foro Italico? È un mio pallino».

Può spiegare qual è il progetto?

«Il brand Foro Italico offre tantissimo. C’è il recupero della Sala della Scherma di Luigi Moretti, un tempio dello sport che vogliamo far riscoprire. Stiamo lavorando anche per il turismo utilizzando il ponte della Musica».

In che modo, presidente?

«Con il progetto Covent Garden. Dall’altra parte del ponte ci sono via Guido Reni, il Maxxi, lo stadio Flaminio, il Palazzetto, il Parco della Musica. Quando tutto sarà a regime, con una buona offerta alberghiera - e pensiamo anche alle caserme da ristrutturare che ci sono nella zona - potremmo proporre dei pacchetti turistici. Il tutto, senza intasare il centro. Abbiamo già fatto delle riflessioni con Adriano La Regina e Giovanna Melandri».

Un business con il marchio Coni, quindi.

«Marchio che subito dopo le Olimpiadi di Sochi cambieremo. Torneremo indietro riutilizzando quello vecchio con i cinque cerchi e avvieremo un progetto per il merchandise».

Al Foro Italico a che punto è il progetto di coprire lo stadio del tennis per avere un palazzo dello sport da 7000 posti?

«Ci stiamo lavorando. La copertura non sono è fondamentale: è strategica per la città».

Ci saranno anche dei lavori al Flaminio?

«La Federcalcio è pronta. Credo sia la soluzione ottimale. L’impianto verrà ristrutturato, ospiterà uffici e un museo dello sport e sarà la base per il calcio femminile visto che Coverciano scoppia».

È stata approvata dal governo la normativa per gli impianti. Un bel passo avanti per lo sport, vero?

«Dobbiamo ringraziare il governo e dico che, per quanto ci riguarda, ossia per le nostre società, sono molto contento. Abbiamo abbassato la soglia portandola a 500 spettatori, in modo da allargare il bacino delle società che, adesso, hanno una tempistica certa: tra i 10 e i 14 mesi possono cominciare a costruire».

Il Coni ha varato la riforma della giustizia sportiva. Solo calcio, nuoto e basket non sono state d’accordo.

«Su 76 in 73 hanno votato a favore. Grande rispetto per calcio, nuoto e basket, ma la riforma è passata. Era un dovere di riformare la giustizia che avrà nuove regole il primo luglio».

Scuola e sport non è un binomio funzionale. Qual è il suo pensiero?

«Questo è un mio cruccio. L’argomento lo seguo anche se il Coni è un attore trascinato, secondario. La scuola, difatti, dipende dallo Stato. Eppure, il Coni si toglie dei soldi - 9 milioni - per darli alla scuola. È una scelta delicata, ma noi abbiamo coscienza su questo tema. Devo trovare un collegamento con il Miur per aprire una nuova epoca».

Troppe scuole non hanno strutture per lo sport o quelle che ci sono non sono utilizzabili. Come si affronta questo problema?

«Se una scuola non ha la palestra a posto - o il campo dove praticare sport - la mia idea è quella di varare un protocollo dove si autorizzi i responsabili dei plessi scolastici a siglare accordi con le società sportive che possono investire ristrutturando la palestra o il campo per poterli utilizzare il pomeriggio. Una joint venture eccezionale».

A giugno, il 9 e 10, il Coni festeggia i suoi primi 100 anni di vita. Che festa sarà?

«I protagonisti saranno gli atleti, al centro della scena. Sarà una tappa importante anche per sondare con i membri del Cio e non solo il desiderio di venire - e tornare - a Roma».

Lei segue con passione il calcio e la Roma. Chi vincerà lo scudetto?

«C’è un girone di ritorno da giocare, ma con questa Juventus è tutto molto difficile. La Roma, però, continuerà a fare bene: l’obiettivo è tornare in Europa».

Secondo lei, Totti sarà al Mondiale?

«Per me non ci va. Però, con Totti e Prandelli, può accadere tutto fino all’ultimo momento».

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