Il futuro mette paura, meglio riderci su. Dalle nuove tecnologie che «dovevano alleggerirci l'esistenza e invece ci alleggeriscono il portafoglio», al sesso «perverso a tutti costi» che «sembra di esser liberi ma è solo un'illusione», Francesca Reggiani porta a teatro (all'Ambra Jovinelli, dal 5 al 15 febbraio) il suo nuovo show Il futuro di una volta.
Dissacrante, politicamente scorretta, srotola sul palco i suoi monologhi ma non dimentica le imitazioni cult.
Una tabula rasa «che però passa (anche) attraverso un istituto. E allora viene da chiedersi: un istituto politico, economico, sociale? No, l'istituto di bellezza, l'estetista». Insomma, secondo la Reggiani, di nuovo c'è assai poco: «Hai voglia a dire che la bellezza è meno importante dell'intelligenza - sorride di traverso -. Cominciamo a ponderare che nessuno ci ha mai dato una pacca sull'intelligenza...».
Un crollo di certezze tale che persino «affrontare il centro storico di Roma è diventato impossibile. Tra varchi e tridente chiuso, prima di entrare in centro ci si pensa 10mila volte: ma chi me lo fa fa', nun te fanno entra', nun te fanno usci', ce stanno i cani, i vigili, le transenne, il filo spinato, non parlo le lingue, c'ho il passaporto scaduto, non ho fatto i vaccini. Non me la sento di espatriare proprio oggi». Condividete? Tranquilli, l'Ambra Jovinelli non è ancora Ztl.