Francesca Reggiani torna a teatro e porta in scena “Il futuro di una volta”

Francesca Reggiani al Messaggero.it (Fabiano/Toiati)
di Filippo Bernardi
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Sabato 24 Gennaio 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 11:28

Il futuro mette paura, meglio riderci su. Dalle nuove tecnologie che «dovevano alleggerirci l'esistenza e invece ci alleggeriscono il portafoglio», al sesso «perverso a tutti costi» che «sembra di esser liberi ma è solo un'illusione», Francesca Reggiani porta a teatro (all'Ambra Jovinelli, dal 5 al 15 febbraio) il suo nuovo show Il futuro di una volta.

Dissacrante, politicamente scorretta, srotola sul palco i suoi monologhi ma non dimentica le imitazioni cult.

Quella di Sabrina Ferilli, prima di tutte, con i suoi “artiggiani” della qualità. Ma c'è anche qualche promettente novità di repertorio: il ministro Maria Elena Boschi, la giornalista Milena Gabanelli, la deputata del Pd Alessandra Moretti. Caricature attraverso cui la Reggiani scandaglia un presente in cui la parola d'ordine è ”rottamazione”: «Si dice largo ai giovani, non è un mondo per vecchi - spiega -. Però siamo a natalità zero, la vita media è aumentata. Tra 20 anni saremo un mondo di soli anziani con la macchina nuova». E cosa c'entrano Boschi e Moretti? «Appartengono al mondo del cosiddetto rinnovamento».

Una tabula rasa «che però passa (anche) attraverso un istituto. E allora viene da chiedersi: un istituto politico, economico, sociale? No, l'istituto di bellezza, l'estetista». Insomma, secondo la Reggiani, di nuovo c'è assai poco: «Hai voglia a dire che la bellezza è meno importante dell'intelligenza - sorride di traverso -. Cominciamo a ponderare che nessuno ci ha mai dato una pacca sull'intelligenza...».

La visione reggianesca lascia poco spazio all'ottimismo e invita alla risata liberatoria: «Il futuro oggi mette paura. La gente è impaurita. Non si studia nemmeno più a scuola; ormai fanno solo il condizionale: andrei, costruirei, partirei...».

Un crollo di certezze tale che persino «affrontare il centro storico di Roma è diventato impossibile. Tra varchi e tridente chiuso, prima di entrare in centro ci si pensa 10mila volte: ma chi me lo fa fa', nun te fanno entra', nun te fanno usci', ce stanno i cani, i vigili, le transenne, il filo spinato, non parlo le lingue, c'ho il passaporto scaduto, non ho fatto i vaccini. Non me la sento di espatriare proprio oggi». Condividete? Tranquilli, l'Ambra Jovinelli non è ancora Ztl.