Tortuga, come il bar difronte al liceo Giulio Cesare: si chiama così il nuovo album di Antonello Venditti. Un disco solido, dai suoni tosti, pieno di voglia di raccontare. Nove canzoni, suggerite dal vento forte della memoria, per raccontare un viaggio sentimentale che ritorna al passato per capire il presente.
«Tortuga – spiega – è un luogo ideale, è un'isola, è la voglia di libertà, dove ci sono ragazze che ballano, voglia di divertirsi, voglia di futuro, generi musicali diversi dai tuoi».
Tortuga è una metafora, è Roma, è l'Italia. Roma città spenta, dove l'unico bagliore viene quando svolti a sinistra sul lungotevere e appare il Vaticano (così canta I ragazzi del Tortuga, altro pezzo arrembante coi fiati incalzanti, che richiama direttamente il bar del vecchio liceo vendittiano). Roma, la città che al cantautore fa venire voglia «di prendere una banda e andare a suonare per strada per svegliarla». Un disco che nasce dalla memoria, ma anche dal dolore come quello della morte dell'amico, collaboratore, fratello Alessandro Centofanti («il viaggio l'ho cominciato con lui sapendo che poi non ci sarebbe stato più, in un anno già segnato dalla morte di un amico come Pino Daniele»).
Ma fra i nove pezzi c'è ampio spazio ai classici temi d'amore vendittiani, come Non so dirti quando o come la più vendittiana di tutte, Tienimi dentro te, canzone che, spiega Antonello «può essere pure rivolta all'amore dei fans».
Il disco esce martedì. Il 5 settembre Venditti debutterà allo stadio Olimpico (per ora, spiega, abbiamo prenotato la curva) per poi fare il tour vero e proprio in autunno.