Sergio Cammariere a Messaggero Tv: «Basta musica banale, rivendico la complessità delle mie armonie»

Sergio Cammariere a Messaggero Tv: «Basta musica banale, rivendico la complessità delle mie armonie»
di Marco Molendini
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Giovedì 16 Ottobre 2014, 18:36 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 16:23

«Ora lo stress è finito e sono davvero contento» dice Sergio Cammariere, parlando del suo nuovo album, Mano nella mano, sofferto parto di due anni di lavoro.

E quando parla di stress, Sergio, ne ha pieno titolo, essendo un esperto della materia, tanto da guadagnarsi dai colleghi il soprannome di Stress, per le sue ansie. Ma ha ragione anche ad essere soddisfatto, perché il disco fa giustizia del suo talento, con eleganza e facilità, ed è sicuramente uno dei suoi lavori meglio riusciti, pieno di sapori, di suoni studiati e consapevoli, di intuizioni e suggestioni, e con le parole che scorrono agili fra le note. «Sono stanco di sentire musica semplice fino alla banalità, rivendico la complessità delle armonie fatte di accordi ricercati» proclama Sergio, che è venuto a trovarci al Messaggero, con fierezza.

E all'ascolto l'orecchio ne resta sazio, fra giochi ritmici complessi, settime aumentate e none diminuite.

E non c'è solo il piano di Cammariere a complicare i giochi. Ecco ospiti di peso come un consueto collaboratore come Fabrizio Bosso con la sua tromba, un bassista come Alfredo Paixao, il chitarrista Roberto Taufic, il prezioso esuberante e ritroso Antonello Salis, uno dei grandi talenti del jazz nazionale: «Inserirlo negli spazi delle canzoni non è stata cosa facile, ma il risultato è formidabile».

E poi c'è l'amico Gegè Telesforo, vocalist eclettico: «L'avevo chiamato per i cori, siamo amici da trent'anni, poi ha partecipato a tutto un brano, Ed ora, canzone sulla fratellanza dei popoli». Ma c'è anche molto Brasile nel disco, con pezzi di pura e semplice bossa nova come L'amore trovato «costruita su una poesia bellissima di Roberto Kunstler».

E ci sono anche altri sapori esotici come nel brano che dà il titolo all'album: «Un pezzo che nasce dal ricordo di una musica di Joan Manuel Serrat, grande cantautore spagnolo, e che si mescola con le sensazioni di un viaggio in Andalusia e dove mi sono trovato all'improvviso davanti all'Africa».

Insomma un album pieno e maturo, come dice l'autore: «Coronamento di una carriera lunga con una gavetta tosta: per poter far musica liberamente ho fatto anche il barista, l'orafo, sono andato a riscuotere le quietanze per un mio amico assicuratore».

Al disco, ovviamente, seguirà un tour che comincia il 22 novembre da Bari e ha già una tappa fissata il 18 gennaio all'Auditorium di Roma. «Non posso stare lontano dai palchi è il mio vero mestiere», ammette.

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