Gino Paoli torna a Sanremo e si confessa: «Spararmi fu un gesto di libertà»

Gino Paoli
di Marco Molendini
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Domenica 16 Febbraio 2014, 13:20 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 16:58
​La sirena Fazio alla fine ce l'ha fatta: Gino Paoli, il gran vecchio della canzone italiana, il pi nobile dei cantautori, istituzione della nostra pop music, torna a Sanremo. In 12 anni glielo hanno chiesto in tanti (ci aveva provato anche Morandi), ora ha detto sì, ma alle sue condizioni: andarci con Danilo Rea, jazzista squisito, con cui ha ritrovato il gusto un po' amaro delle cose perdute e con cui fa ormai coppia fissa (qualche sera fa hanno stregato la Sala Sinopoli all'Auditorium). Renderanno omaggio agli amici di un tempo: Fabrizio, Luigi, Bruno e Umberto, i ragazzi della scuola genovese. «Non c’è più nessuno di loro e io mi sento un sopravvissuto», commenta Gino, amaro. Ma senza rinunciare al suo spirito guerriero (del resto lo fa anche come battagliero presidente della Siae, ieri ha scritto al ministro Bray, per quanto dimissionario, rivendicando la trasparenza della società degli autori). Neppure ora che sta per compiere 80 anni, il 23 settembre, il giorno dopo Ornella Vanoni. «Potremmo fare un concerto-evento insieme» propone lei. «Se vuole, io sono pronto», risponde lui, anche se non ama le celebrazioni e progetti. «Il fatto è che io ragiono sempre come fosse il primo giorno. Lo faccio da quando, nel '67, scrissi una canzone pensando: chissà se piacerà ai giovani. L'ho presa, l'ho gettata via e sono andato a fare il gestore di un casinò a Levanto. Non ha senso scrivere pensando di accontentare la gente».

No, nessuna tentazione di arrendersi: «Non avverto nessuna vecchiaia dentro di me. E non mi rassegno all’idea di non esserci più». Gli ultimi 50 anni sono stati un regalo del destino, con quella pallottola che nel luglio del '63, l'estate di Sapore di sale, si fermò accanto al suo cuore: «Spararmi è stato un gesto di libertà. Mi girava così, non ho deciso io di nascere e volevo poter decidere quando morire. Avevo tutto, cos'altro potevo fare ancora?». E ricorda: «Ho preso 50 pasticche di Veronal e ho sparato. .. Se poi un gesto così non riesce, non resta che cominciare a crescere».



IL DESTINO

Già, il destino: «L'Unità uscì col mio coccodrillo, anche se non ero morto. Dopo averlo letto ho deciso che non ne voglio. L'ho detto a Paola, mia moglie: deve zittire tutti quelli che parleranno bene di me». In questo mezzo secolo regalato Gino è davvero cresciuto, soprattutto da quando ha rotto con gli obblighi del mestiere. Basta coi tour e vecchie canzoni: «Mio padre diceva, quando non ha niente da dire, stai zitto». E così è rinata la passione per il jazz ed è sbocciato il flirt artistico con Danilo Rea («fra poco mi sposerò con lui» scherza). Hanno già realizzato due dischi splendidi (Due come noi che e Napoli con amore), fatti di classici di ogni latitudine e anche quelli di Gino. La settimana scorsa hanno inciso un terzo album per il Parco dela musica (dove c'è una terza presenza, Silvia Perez Cruz, spagnola dalla voce d'angelo). All'Ariston, nella serata del venerdì, suoneranno capolavori come Vedrai, vedrai di Tenco, Il nostro concerto di Bindi, Ritornerai di Lauzi, La canzone dell’amore perduto di De Andrè. A Sanremo, comunque, Gino non incrocerà l'amico Beppe Grillo, con cui, spiega, «sono in disaccordo per come porta avanti le sue idee, ma so che crede in quello che fa e dice».
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