Paoli come la Loren e la Vanoni: il cantautore di "Sapore di sale" compie 80 anni

Gino Paoli
di Giacomo Perra
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Martedì 23 Settembre 2014, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 15:44

Praticamente ho bevuto per vent’anni una bottiglia di whisky al giorno, mi sono sparato, fumo come un pazzo e sto qua. Ho fatto sempre quello che ho voluto, ho avuto un gran culo.

Sincero, libero, disincantato, ironico: questo è e sempre sarà Gino Paoli. Poco importa che oggi l’interprete di canzoni memorabili come “Sapore di sale”, “Senza fine” e “Il cielo in una stanza” compia ottant’anni: «Non ho mai avuto il pensiero del traguardo, - ha ripetuto nei giorni scorsi ai numerosi cronisti pronti a carpirgli emozioni e sensazioni in vista del grande anniversario -, io penso di nascere ogni mattina e di morire ogni sera».

Un’autobiografia fresca di uscita in libreria, “I semafori rossi non sono Dio” e un nuovo album nel mirino - ma non chiedetegli quando comincerà a lavorarci -, da un anno Paoli è il presidente della Siae. Senza far niente, d’altronde, non riesce davvero a stare. Magari non occuperà molto tempo nella celebrazione del compleanno, che giunge un giorno dopo rispetto a quello della sua storica partner artistica e sentimentale Ornella Vanoni, ma questo, appunto, fa parte del suo modo di essere.

A noi, però, piace ricordare la sua importanza nel panorama della musica leggera italiana di cui è stato una delle espressioni più felici. Nato “per sbaglio” a Monfalcone, Paoli si trasferisce neonato di pochi mesi a Genova dove, insieme agli amici Luigi Tenco, Bruno Lauzi e Fabrizio De Andrè, formerà la cosiddetta “scuola genovese”, bottega in cui testi intimistici e impegnati si fondono con melodie morbide e raffinate.

Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, grazie a “La gatta” e ai già citati “Sapore di sale” e “Il cielo in una stanza”, interpretato magnificamente da Mina, per il giovane cantautore friulano arriva il grande successo. Nel 1961, poi, comincia la collaborazione con Ornella Vanoni , che ispirerà alcuni dei suoi brani più famosi.

Non ci sono solo gioie, però, per Paoli in quegli anni: nel luglio del ’63, infatti, l’artista tenta il suicidio sparandosi un colpo di pistola al cuore. Il periodo nero coincide con l’inizio dei problemi con la “bottiglia” - Paoli deciderà di dare un taglio al suo vizio dopo la morte del fratello, avvenuta a causa dell’abuso di alcolici, - e continua, nella seconda metà dei ’60, con una crisi artistica da cui il cantante uscirà solo all’inizio del decennio successivo. Da allora la produzione di Paoli è stata costante e ricca di riscontri positivi, segno di una maturità e di una versatilità musicale indiscutibile.

Sempre desideroso di nuovi stimoli e di avventure in ambito professionale, l’artista, deputato nelle fila del Gruppo indipendente di Sinistra tra il 1987 e il 1992 e successivamente assessore alla Cultura del Comune ligure di Arenano, in amore è invece “stabile” da più di vent’anni: il suo matrimonio con Paola Penzo, autrice di alcuni dei suoi brani e madre di Niccolò e Tommaso, dura infatti con successo dal 1991.

Prima della Penzo, però, ci furono Stefania Sandrelli, conosciuta nel 1962 quando lei era minorenne, da cui nel 1964 ha avuto Amanda, oggi, come la madre, attrice apprezzata, la Vanoni e Anna Fabbri, la prima moglie, che gli ha dato Giovanni.