Al Parco della Musica arriva Dago Red, il "vino terrone" di Raiz e Mesolella

Al Parco della Musica arriva Dago Red, il "vino terrone" di Raiz e Mesolella
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Ottobre 2014, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 19:33

Mercoledì 29 ottobre all’Auditorium Parco della Musica di Roma Raiz e Mesolella con la straordinaria partecipazione di Rita Marcotulli e Marco D’Amore, proporranno in concerto Dago Red, in un viaggio tra Napoli, il Mediterraneo e le reinvenzioni dei classici del rock.


Raiz, voce storica della dub band napoletana Almamegretta e Fausto Mesolella, chitarrista e produttore degli Avion Travel, insieme per presentare un album autoprodotto di storici brani della canzone napoletana riletti e contaminati in modo eclettico.

Un disco funambolico che ruota intorno al gioco delle identità e al cosmopolitismo.

Dago Red, che potrebbe essere tradotto approssimativamente come "Il vino rosso del terrone" - intendendo cioè il vino "rosso" degli immigrati d'origine italiana, perché Dago era uno dei molti modi in cui, con un certo disprezzo, si potevano chiamare gli italiani d'America - è il titolo di una raccolta di racconti (e di un racconto in particolare) dello scrittore italo-americano John Fante e dovrebbe rendere benissimo l'atmosfera che si respira in questo lavoro.

"Ci piaceva molto l'idea del vino rosso paesano, quello che forse non è amato dai palati raffinati dei sommelier, ma che è forte, sincero ed inebriante. Abbiamo rivisto a nostro modo nove classici della canzone napoletana lasciando lo spazio aperto alla contaminazione con ciò che napoletano non è ma che altrettanto ci appartiene. In questo lavoro la nostra anima rock, soul, blues, reggae fa pace - o ci prova! - con l'altra sua parte, quella che appartiene alla canzone della terra dove siamo nati e cresciuti. Ecco come "a muntagna", la montagna di "Tu ca nun chiagne" diventa "the mountain" che scalano gli Who in "See me, Feel me" o l'emigrante di "Lacreme Napulitane" è lo stesso "Immigrant Punk" dei Gogol Bordello; alla "Carmela" di Sergio Bruni e Salvatore Palomba ad un certo punto parla Leonard Cohen ("I'm Your Man") e la guerra descritta in "O surdato Nnammurato" viene esorcizzata da "Give me Love" di George Harrison.

Tutto scorre senza confini musicali, culturali ed ideologici: persino "Maruzzella" fa un bagno nel mediterraneo orientale e si reinventa in ebraico; un viaggio a ritroso in un Sanremo di metà anni 70 ci regala l'opportunità di ricantare Angela Luce e la sua "Ipocrisia". Questo disco è esattamente quello che siamo noi: due artigiani della canzone che propongono una visione della musica (e della vita) senza pregiudizi di nessun tipo". “Questo è un lavoro quasi psicoanalitico: – dicono i due artisti - cerca di guarire la schizofrenia di due musicisti cresciuti con la musica tradizionale napoletana da una parte e il rock, il blues, il reggae angloamericani dall'altra e rimettere insieme due parti altrettanto importanti della loro identità”.

Insieme a loro sul palco per questo concerto speciale ad accompagnare Raiz e Mesolella la pianista e compositrice Rita Marcotulli. Altra partecipazione molto particolare sarà quella di Marco D’Amore, diretto da Andrea Renzi e Toni Servillo a teatro, cuoco con Fabrizio Bentivoglio in Benvenuti a tavola ed esploso con il personaggio di Ciro in Gomorra-La serie. Durante la serata, dedicata alle contaminazioni e sperimentazioni artistiche, i suoi interventi teatrali si focalizzeranno su alcuni brani del disco.

Raiz e Mesolella lavorano insieme da qualche anno e propongono un excursus unico tra canzone napoletana, rock, reggae con qualche suggestione etnica mediterranea. Chi ascolta si ritrova a fare un viaggio senza passaporto attraverso diverse anime musicali che finiscono con il trovare molti punti connessione. Una musica in cui coesistono con pari dignità anime diverse è anche vista dal duo come un'anticipazione dell'unica futura umanità possibile: quella capace di conservare la differenza per favorire confronto, condivisione e crescita collettiva invece che come arma da brandire contro chi è "diverso".

© RIPRODUZIONE RISERVATA