Chissà come si dice “fortunato” in svedese. È l’aggettivo che più di tutti meriterebbe di essere abbinato al nome di Frederik Wikingsoon. Non capita tutti i giorni, d’altronde, di assistere come unico spettatore a un concerto di Bob Dylan. A questo quarantunenne giornalista, presentatore e scrittore scandinavo è accaduto, per la sua grandissima gioia, all’Academy of Music di Philadelphia.
Seduto beatamente in seconda fila, Wikingsoon ha potuto ammirare in perfetta solitudine l’esibizione dell’artista statunitense che, insieme alla sua band, solo e soltanto per lui ha eseguito, tra gli altri brani, alcune “chicche” impedibili quali “Heartbeat” di Buddy Holly, “Blueberry Hill” di Fats Domino e “It’s too late” di Chuck Willis.
“Sorridevo così tanto che a un certo punto ho pensato di essere in estasi”, ha raccontato l’uomo alla rivista “Rolling Stone”. “Alla fine del concerto mi faceva male la mascella perché non riuscivo proprio a smettere di sorridere”.
Se per una sera è stato uno degli uomini invidiati del mondo, in ogni caso, Wikingsoon non lo deve alla sorte o a un capriccio pagato a caro prezzo.
Se poi il test non avrà l’impatto sperato, pazienza, per Wikingsoon, comunque, il momento magico è già scoccato sul palco dell’Academy: “Alla fine della prima canzone ho applaudito, ma nessuno si è accorto della mia presenza. Ho pensato che fosse una situazione strana e ho provato a contenermi, ma alla fine della seconda canzone “Blueberry Hill” ho capito che dovevo dire qualcosa e ho urlato alla band che erano fantastici. A quel punto Dylan è scoppiato a ridere, io sono padre di due bambini e la loro nascita è stato un momento unico, ma vedere il mio idolo sul palco che rideva per un mio commento è stato assolutamente indimenticabile”.