La favola di Veruschka, modella icona degli anni Sessanta in un libro di Johnny Moncada

La modella Veruschka
di Veruschka
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Lunedì 14 Aprile 2014, 10:53 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 15:37
​Il mio nome era Vera quando conobbi Johnny Moncada. Avvenne all’inizio degli anni 60 a Roma e della mia carriera di modella. Ero poco più che ventenne, ma mi sentivo come una ragazzina che non sapeva ancora come affrontare la realtà. Fu questa incapacità di accettare le cose a spingermi nel mondo della moda che rappresentava certamente un universo molto strano. Era una fuga verso una nuova vita, e la possibilità di usare il mio corpo come uno strumento per realizzare metamorfosi. Ho soltanto pochi ricordi delle mie sedute fotografiche con Johnny, e sfortunatamente ho dimenticato molte cose. Come è possibile? I nostri incontri ebbero per me un gran significato e cambiarono le mie idee sul lavoro di modella. Il lavoro con Johnny fu magnifico e liberatorio, come un sogno che adesso si dissolve e sparisce.

Allora avevo le mie prime esperienze di modella e un contratto con l’agenzia parigina di Dorian Leigh. La prima volta che Dorian mi vide, disse: «Sei splendida ma hai piedi molto grandi. Sei molto alta e hai un volto ancora infantile. Non sarà facile, per me, trovarti lavoro». L’agenzia Ford di New York collaborava con Dorian e spesso si scambiavano le modelle. Un giorno che si trovava a Parigi, Eileen Ford mi disse: «In America ci piacciono le ragazze bionde e alte». Così presi subito tutto il denaro che avevo e partii per gli Stati Uniti, sperando di essere più fortunata da quelle parti. Fu il mio primo viaggio a New York, e fu duro, deludente, fallimentare.



IL RITORNO A PARIGI

A Parigi, intanto, Denise Sarrault - una modella francese importante e molto elegante di quegli anni - era diventata una delle mie amiche più care. Mi aiutò e mi fece conoscere i migliori fotografi. Fu grazie a lei che conobbi Johnny Moncada. Dopo il mio disastroso viaggio negli Stati Uniti, ero ritornata a Parigi ma avevo il pensiero sempre all’Italia. Pensavo agli abiti che mi andavano bene a dispetto della mia statura, alla gente amichevole e affascinante, alla luce naturale così bella, e a Johnny il gentilissimo fotografo che mi diceva che ero «meravigliosa». Non l’ho mai dimenticato! Tutto cominciò in Italia, e fu lì che Johnny fece le mie prime foto. Fu un’estate davvero speciale quella dei primi anni 60. Andammo in campagna, a poche ore da Roma, e le colline con la vista sul mare. Non ricordo i particolari, chi era il cliente o il giornale per il quale facemmo le foto? Dove dormimmo? Chi ci accompagnò per fare le foto? Avevo un parrucchiere o feci da sola trucco e capelli come ero abituata a fare allora? Davvero non ricordo questi dettagli. Ma ricordo, sì, che fui molto molto felice di lavorare con Johnny. Il mio ricordo più prezioso è la figura di Johnny. Mi sentivo sicura e protetta quando era con me. Mi sentivo parte della sua famiglia. Era stupendo lavorare con lui, e ricordo che non c’era mai alcuna tensione e questo si vede dalle stesse foto che facemmo. Se ero triste, non c’era alcun problema. Non mi disse mai: «Non sembrare triste. Sorridi. Sii felice».



OCCHI TRISTI

In quei giorni, scrissi a mia madre: «Avere uno sguardo triste è il più grosso problema che ho in questo lavoro. I miei occhi comunicano una certa tristezza anche se sorrido nella foto. Devo fare qualsiasi cosa per nasconderla. Anche se non sono triste sembra che lo sia. Ma, l’altro giorno, ho lavorato con un fotografo italiano che mi ha permesso di essere quel che sono, anche se questo significava apparire triste o malinconica. Ci puoi credere? Non posso dirti quanto sia stato liberatorio. Lui è una persona meravigliosa, molto simpatica ed è anche bello. E’ molto più elegante deghli altri fotografi che conosco, non certo per i vestiti che indossa. Sai cosa voglio dire».

Dopo quelle esperienze, ritornai a New York, ebbi un grande successo e diventai Veruschka. Forse è possibile notare questo cambiamento nelle foto di Johnny. Ma, per quanto io sia diventata poi Veruschka, nelle immagini di Johnny io sono sempre rimasta Vera.
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