“Storie de Papi”, i pontefici raccontati in vernacolo: l'opera prima di Vittoriano Satta

“Storie de Papi”, i pontefici raccontati in vernacolo: l'opera prima di Vittoriano Satta
di Rita Sala
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Domenica 26 Aprile 2015, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 13:40
L'opera prima di Vittoriano Satta, classe 1923, ingegnere civile - Storie de Papi - effetti collaterali, Gangemi Editore, 133 pagine, 15 euro - ha il sapore di un'impresa rinascimentale. Come gli eclettici del nostro periodo aureo, l'ingegnere ha infatti consacrato un lasso di tempo libero a qualcosa di completamente eccentrico rispetto all'attività quotidiana: la scrittura poetica. Oggetto della sua attenzione, le vite dei Pontefici romani, da Pietro a Francesco, che ha trasferito su pagina, in rime romanesche, con pungente spirito laico e arguzia storicamente documentata.

Storie de Papi è una sorta di “vademecum proibito” che narra al pellegrino, al curioso, all'amatore, cose di casa e di Chiesa. Il gergo capitolino le rende, insieme, domestiche e togate, così che le faccende sanpietrine ritrovano, nel rapporto con la Città Eterna, il sapore delle “questioni di famiglia” cui tante volte si è rifatto il Belli.



Scrive giustamente Urbano Barberini, discendente di Urbano VIII e autore della prefazione: «Credo che noi Romani siamo accomunati da un certo senso di orgoglio e di smarrimento fatale nel vivere in una città che ha partecipato spesso con il ruolo di protagonista alla storia del pianeta, e che ora vive, ingombrata dai suoi grandiosi resti, di modesta cronaca».



Proprio questa nostalgia per uno smalto che, nel bene e nel male, non c'è più, si avverte tra riga e riga nei ritratti papali di Vittoriano Satta. L'ingegnere demolisce figure miliari del passato, è vero, ma mano a mano che si avvicina a quelle del presente, veste le osservazioni, le frecciate, persino le gratificazioni, di una sottile, indomabile malinconia ispirata dall'epoca e dall'ambiente. Infine, nelle Riflessioni, invita il “credente” a condividere analisi, struggimento e sincerità di giudizio.



Al volume è allegato un dvd in cui sette attori (lo stesso Barberini, Carlo Verdone, Valerio Aprea, Filippo Scicchitano, Emanuele Salce, Massimo Wertmüller e Paola Minaccioni) danno lettura interpretata di brani e ritratti che fanno parte del libro.

E non resta che citare, per comprendere appieno spinta ed animo dell'autore, la frase finale delle Conclusioni da lui allegate alle rime: «Chiedo scusa si co' quarche Papa mascarzone so' stato troppo duro / Vi ringrazio cari Lettori e prometto che sarò più mollo ner futuro!».