La polveriera di Petrocchi, il premio Strega come un romanzo

La polveriera di Petrocchi, il premio Strega come un romanzo
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Venerdì 21 Novembre 2014, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 09:15
Esistono due storie del premio Strega.

Una è quella sotto i riflettori di villa Giulia, e riguarda il maggior riconoscimento letterario italiano vinto o perso per una manciata di voti; la seconda è la non meno avvincente storia della lotta tra conservatori e riformatori per cambiare lo Statuto del premio, tenendo presente che forse un meccanismo di voto perfetto non esiste. Ne abbiamo parlato con Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, da poco in libreria con “La polveriera” (Mondadori, pag. 194, 17,00 €), romanzo che ripercorre proprio le storie dello Strega.



Petrocchi, ripercorrendo la storia del premio si capisce che certe polemiche ci sono sempre state. Il tormentone del vincitore annunciato, per esempio. La storia di Calvino nell’edizione 1966 per certi versi mi ha ricordato quella di Piccolo…

«Con la differenza però che Calvino non vinse. Anche a Piccolo è arrivata una vittoria più sofferta di quella che molti avevano preventivato. Mi sembra una dimostrazione di come allo Strega non sia affatto semplice prevedere come andranno le cose. Nel 2008, l’anno della vittoria di Paolo Giordano, all’annuncio dei candidati i quotidiani davano per certo il duello tra Ermanno Rea e Cristina Comencini».

Nel 1968, parallelamente all'air du temps, succede di tutto. Pasolini si vuole ritirare anche se lo Statuto del premio non lo consente, e accusa lo Strega di essere diventato ostaggio dell’industria editoriale…

«Nella seconda metà degli anni 60, come vide bene Pasolini, l’industria editoriale assume un ruolo predominante nella vita culturale del paese e questo è un fatto che si riflette immediatamente nei premi letterari: sette premi Strega andati alla Rizzoli tra il 1966 e il 1980; nello stesso periodo sono dieci i premi Campiello vinti dalla Mondadori».



Ultimamente, anche se il pathos non è mancato, il premio ha preso sempre più i connotati di un palio dove conta più il cavallo (l’editore) del fantino (l’autore). Sappiamo che per spezzare il duopolio Mondadori-Rcs il corpo elettorale è stato allargato a librerie indipendenti, scuole e Istituti di cultura. Il Comitato Direttivo sta pensando a qualcos’altro?

«Negli ultimi anni, anche grazie ai correttivi appena ricordati, i grandi editori vincono il premio con minore facilità, perlopiù con distacchi inferiori ai cinque voti tra il primo e il secondo classificato. Vero è che la vittoria finale ultimamente si è dimostrata una faccenda ristretta ai due maggiori gruppi editoriali. Sono allo studio del Comitato direttivo varie ipotesi, anche per accogliere in cinquina piccoli e medi editori più spesso di quanto accade oggi.».



Oggi lo Statuto prevede che per candidare un libro al premio Strega occorrano due Amici della domenica pronti a sostenerlo. Non sarebbe più giusto che il ventaglio dei libri papabili fosse decretato direttamente dall’intero corpo votante, introducendo quindi una votazione iniziale difficilmente condizionabile dagli editori?

« Il meccanismo dei due presentatori fu introdotto nel momento in cui si rese necessario assicurarsi il consenso degli autori concorrenti (è ciò di cui i due presentatori si fanno garanti), per evitare contestazioni al risultato delle votazioni ma… potrebbe essere una buona idea.».



Nel romanzo a un certo punto si legge che, nonostante lo sfarzo di Villa Giulia, “il premio vive da sempre sul filo di un’esistenza abbastanza sobria”. Negli anni scorsi c’erano stati dei problemi con il comune di Roma per i finanziamenti. Il premio Strega viene ancora considerato un patrimonio culturale su cui investire?

«Siamo felici che Roma Capitale da quest’anno sia tornata a investire sul premio Strega. Sul valore culturale del premio hanno scommesso anche gli imprenditori della regione attraverso l’impegno economico della loro associazione, Unindustria. Senza dimenticare che l’istituzione fondata da Maria Bellonci vive da sempre del sostegno di un’altra azienda, la società Strega Alberti di Benevento da cui il premio prende il nome».

(Twitter: @LuRicci74)