“Ho avuto un'idea”, storie di italiani e piccoli colpi di genio raccontate da Paolo Brogi

“Ho avuto un'idea”, storie di italiani e piccoli colpi di genio raccontate da Paolo Brogi
di Carmine Castoro
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Venerdì 24 Aprile 2015, 05:29 - Ultimo aggiornamento: 14:19
Il “siate affamati, siate folli”, di Steve Jobs, non c’è che dire, è l’inno del riscatto economico e antropologico di tantissimi giovani compatrioti che hanno deciso di reinventarsi come dei geniali Archimede Pitagorico nella terra riarsa della recessione, della disoccupazione, della mancanza di garanzie, diritti, assistenza.



E così, curiosamente, ma neanche tanto a detta di stimatissimi esperti di lavoro&finanza sulla scena internazionale, ciò che sembrava una inerte zavorra, una autentica paralisi occupazionale, una dismissione del Welfare, si sta ribaltando nei nuovi borsini industriali in uno sfolgorio di creatività, in una rinascita del fai-da-te, in un modello entusiastico di imprenditoria giovanile che ha sostituito al posto fisso l’inserimento, nella gigantomachia del mercato globalizzato, di idee, semplici idee, fulminanti idee che, non solo risolvono per davvero problemi pratici della vita quotidiana, ma sono volano di profitti, sinergie, assunzioni.



Il bel libro di Paolo Brogi è un felice slalom fra l’arte della sopravvivenza e l’italico dna leonardiano, fra il non restare a oziare con le mani in mano e un umile artigianato della produttività e dell’intelligenza sociale che ha spinto tanti ventenni e trentenni (ma non solo) a rimboccarsi le maniche, a capire cosa serve alla comunità, a proporre servizi, sinergie, merci, oggetti che riscuotono successo e stanno avendo una vendibilità e una circolazione a dir poco pazzeschi e vincenti.



Gente “normale”, semplice, che ha scelto di dire no all’ignavia indotta dalle crisi mondiali e dagli imperialismi monetari, e di intraprendere una coraggiosa lotta alle pastoie burocratiche e ai balzelli, pur di far trionfare le “lampadine” che si sono accese in testa. Tanti giovani italiani, spesso sotto i trent’anni, hanno deciso di provarci lasciando da parte lamentele inutili e sempre controproducenti. Questa è l’Italia che si sta muovendo sotto i nostri occhi. Un Paese giovane e intraprendente, da cui c’è sicuramente molto da imparare. Giovani che s’inventano un lavoro. E che al mammismo, al familismo, all’immobilismo hanno scelto l’impervia ma spesso altamente soddisfacente via di crederci, rivendicare un’autonomia, in una sola definizione: “creare” il futuro. Per sé e per gli altri. Facendo volare droni all’Aquila, piantando frutti di bosco alle porte di Milano, organizzando cene a casa di chef...



Un viaggio da Milano a Palermo, tra le startup e gli under trenta che, stanchi di aspettare, provano a dare vita ai loro sogni. Soprattutto in campi dove risorse morali e intellettuali servono come il pane, là dove l’impegno e gli “insight” attecchiscono con facilità, nel mondo dei servizi, delle eco-compatibilità, delle primizie gastronomiche, della elettronica integrata, dello street food, del divertimento, del “mini” e del “portatile”.



Le nuove generazioni, insomma, ci dice con soavità Brogi, fondano giornali online, costruiscono lampade a basso consumo per orticelli casalinghi, piantano alberi per ossigenare il pianeta, coordinano l’intervento di baby-sitter e di addetti alle pulizie, organizzano i piccoli vignaioli, riciclano batterie usate, riempiono valigie di cartone con i prodotti migliori delle loro terre, assistono gli automobilisti, inventano dispositivi “trovaroba”, reinventano bar dal ritmo slow, girano su piccole api per smerciare mortadella, realizzano siti web, portano mongolfiere a Matera, esportano panzerotti, piadine, polenta e “panelle”.



Ecco il milanese che produce frutti di bosco alle porte della città (è Straberry), i ragazzi di “Ristomama” che con Giacomo, Matteo e Lello accoglie nelle case di chef a Roma, Milano, Napoli e Firenze piccoli gruppi di turisti pronti a sperimentare le ricette del Belpaese.

Tommaso Speroni e Federico Garcea da Firenze esportano, invece, in tutto il mondo piante, come riparazione delle industrie per il Co2 prodotto. Tommaso Cucco Fiore rientrato da Londra a Gravina in Puglia ha rilanciato i prodotti della sua terra, col portale Murgia madre. Da Caltagirone gli fa eco Paola Barrano che spedisce i prodotti siciliani dentro apposite valigette.



Il romano Adriano Antonioli di Pizza&Mortazza manda in giro piccole Api che vendono pizza con la mortadella. L’abruzzese Massimo Biancone sforna droni uno dopo l’altro. Tre trevigiani risolvono il problema delle pulizie con la loro Easyfeel di base a Milano, dove un altro ragazzo ha creato la produzione di frutti di bosco a km zero e Christian e Luca si sono specializzati nel riciclaggio di batterie esauste. E ancora i bolognesi delle lampade per farsi il proprio orto in casa, i baresi che esportano panzarotti, i bergamaschi in giro con la polenta.



E poi le baby-sitter consorziate di Le Cicogne, il trovarobe elettronico di Filo, Tiassisto24 per automobilisti, il raduno dei piccoli produttori di vino con wineOwine, le batterie riciclate di Femak, i siti fai-da-te dei siciliani di Flazio, i riparatori di iphone e pc con Ireplace, il bar per colazioni slow a Milano, il venditore di “panelle”a Londra.



Tutti con la speranza di ripetere i successi delle grandi star come Stefano Cecconi di Aruba che dalla sua Silicon Valley in provincia di Arezzo dà consigli alle nuove startup o come Ugo Parodi Giusino di Mosaicoon, la fabbrica dei video “virali”.

Un’antica saggezza, in fondo, che in tempi bui e grami, reimpone i cari vecchi motti delle nonne che di necessità facevano virtù…



Paolo Brogi, giornalista, ha lavorato a Reporter, L’Europeo e al Corriere della Sera. Ha pubblicato “La lunga notte dei Mille” (Aliberti, 2011) ottenendo grande successo di critica e di pubblico e, recentemente, “Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra” (Imprimatur, 2014).



Paolo Brogi “Ho avuto un’idea” (Imprimatur, pagg. 160, euro 15)