Da Barbara Berlusconi a Marianna Madia, da Paola Severino a Paola Cortellesi: “Il potere delle donne” è l'ultimo libro di Maria Latella

Il libro di Maria Latella
di Carmine Castoro
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Venerdì 6 Marzo 2015, 20:17 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 18:21

Arriva sull’onda dell’ennesima tristissima eco dai paesi del sud-est asiatico questo “Il potere delle donne”, nuova fatica letteraria di Maria Latella presentata alla Feltrinelli della Galleria Sordi con un parterre che contemplava nomi prestigiosi come quelli di Annamaria Tarantola, presidente Rai, del ministro della Difesa Roberta Pinotti, della presidente della Camera Laura Boldrini e del direttore del Messaggero Virman Cusenza.

Proprio in queste ultime ore in India viene, infatti, negata la diffusione di un documento della BBC che ritrae in un’intervista esclusiva l’uomo che nel dicembre del 2012 stuprò e uccise una ragazza in un autobus, testo agghiacciante in cui l’assassino ribadisce quasi la liceità del suo orribile gesto, aggiungendo il particolare infame in base al quale, secondo la sua mente ottenebrata, se la ragazza non avesse opposto resistenza durante quei fatali minuti, avrebbe avuto forse salva la vita. Donne come fantocci, come paccottiglia di stracci, donne come poveri manichini sessuali su cui l’alterigia di un mondo maschile a dir poco arretrato e greve ritiene giusto esercitare una prevaricazione così offensiva, così mutilante. Nelle stesse ore, proprio la presidente Boldrini si è fatta portavoce, invece, di una battaglia per la “parità linguistica di genere” nelle aule istituzionali, invitando i deputati a non fare “resistenza culturale” continuando a nominare le colleghe con termini che differiscano da “ministra” e “deputata”, declinazione giustamente al femminile di appellativi di ruolo finora usati solo in un neutro-maschile discriminatorio.

Ambienti diversi si dirà, l’Oriente dei primitivismi efferati (non tutto, ovviamente), l’Occidente delle speciosità dialettiche, l’Oriente dell’omertà e delle derive di casta, l’Occidente super-sensibilizzato su tutto quanto possa ferire, limitare, ridurre a una nicchia, a una oasi più o meno felice. L’Oriente dove ancora si lotta per basici diritti di sopravvivenza e rispetto, l’Occidente dove forse serve adesso uno scatto in più fra uomini e donne per guardarsi negli occhi, senza maschere, ed esaltando solo le vere singolarità.

Fenomeni entrambi, comunque, legati a doppio giro a una problematica di sfondo che è allarmante a tutte le latitudini: la figura della donna troppe volte ancora violata, vilipesa, abusata e marginalizzata, nei luoghi di lavoro, di consumo, di vita quotidiana, di rappresentanza politica.

Importante allora anche il segno intellettuale che l’agile libro della Latella vuole lasciare per stigmatizzare tutto questo.

Serve il racconto delle vite delle donne, serve questa genealogia, questa archeologia di un sapere che non sempre è sufficientemente valorizzato, serve richiamarsi anche a “modelli” rosa, nella vita del Paese, come nelle sue dimensioni produttive, economiche, scientifiche, artistiche. Per far capire contemporaneamente la doppia fatica che tante donne ancora sopportano, da un lato per emergere con le loro idee e le loro attività, e dall’altro per scrollarsi di dosso il pregiudizio che la “serie A” appartenga al “fare squadra” fra uomini, che il vertice di tutto sia solo il loro e che si possa solo arrancare o zittire sulle dorsali di questa montagna incantata per un piccolo cantuccio da difendere coi denti, a morsi.

Tutti i profili autorevoli (tra le intervistate Barbara Berlusconi, Marianna Madia, Frida Giannini, Paola Severino, Paola Cortellesi, Fernanda Contri, la scienziata Sandra Savaglio, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin) - che la Latella ricostruisce ci piace considerarli profili “aperti”, testimonianze illustri, percorsi da emulare, senz’altro, ma soprattutto vite singolari, generi di differenze, non solo differenze di genere, cioè menti, personalità che se ce l’hanno fatta è perché hanno attinto a un patrimonio luminoso di riflessione, studio, attaccamento, perseveranza, temperamento, e non al nepotismo del nome illustre o alla vile raccomandazione che è ancora la subcultura imperante nel nostro Paese.

Il senso del libro della Latella sta forse più qui che non in qualche gelido spiffero di veterofemminismo che trapela dalle pagine: nell’imperativo categorico a guardarsi e apprezzarsi reciprocamente per quello che si è davvero, dentro, uomini e donne indistintamente, ad accendere i destini particolari e a non farsi scudo delle categorie e delle gerarchie. Che è proprio quello che il noto volto di Sky dice nelle primissime pagine: “Sono contenta di aver capito, prima che fosse troppo tardi, come la serie A non sia degli uomini, e neppure delle uome. In questa fase storica rappresenta qualcosa di molto più complicato che nemmeno l’appartenenza al sesso favorito garantisce. Ha a che fare con la competenza, certo, ma anche con la sensibilità. Con il potere, ma anche con l’empatia… Dobbiamo ora diventare pienamente consapevoli delle nostre qualità: la forza, la tenacia, l’innata inclinazione a proteggere, quella capacità di mediare che, in tempi difficili, diventa un atout professionale e non una debolezza”.

Ecco, il capitale morale e simbolico come variabile gioiosa e ri-accogliente, come punto di fuga di una conflittualità che dovrebbe andare scemando sempre di più, per far affiorare quella micro-eredità morale e intellettuale che, per esempio, proprio i protagonisti del libro hanno e che non è un fiore all’occhiello per le “donne”, ma un gioiello da custodire per l’umanità. In questo senso, come sottolinea Riccarda Zezza, verso la fine del libro, la stessa parola “potere” cesserà di essere sinonimo di sopruso e privilegio, tornando a brillare come poter-essere, poter-fare, “avere chance per”. Solo così le stesse donne si libereranno di quell’auto-consegna a un certo dominio delle parole e delle “verità” che spinge tante direttrici e redattrici di magazine “al femminile” a rimpinzarli di cucina, cucito, diete, gossip, piagnistei, turismo e quant’altro.

Esattamente quello che la stessa Latella, alla direzione di Anna, cercò di sovvertire proponendo un altro taglio di rubriche e inchieste. La dimostrazione che le idee intelligenti non hanno colore o appartenenza. Né sessuale, né etnica, né religiosa. Sono la splendida chimera donna-uomo.

Maria Latella è giornalista, blogger, scrittrice. Da dieci anni punto di riferimento dell'informazione politica di SkyTg24, conduce ogni domenica il suo programma, “L'Intervista”, che ha ricevuto il Premio Ischia come miglior programma di attualità e politica. Editorialista del quotidiano romano Il Messaggero, fa parte del Board Education di Samsung. Ha lavorato per il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera per ventitré anni, prima inviata di politica per il Corriere della Sera e poi direttore per sette anni del settimanale Anna. Nel 2006 guida la trasformazione del periodico nel nuovo “A”. Agli esordi della carriera ha collaborato dall'Italia per NBC. Vive tra Parigi, Roma e Milano. Fra le sue opere: “Regimental. Dieci anni con i politici che non sono passati di moda” (Marsilio, 2003); “Tendenza Veronica”, prima biografia di Veronica Lario, moglie di Silvio Berlusconi, “Come si conquista un Paese” (2009), i sei mesi in cui Berlusconi ha cambiato l'Italia.

Maria Latella “Il potere delle donne” (Feltrinelli, pagg. 201, euro 18)