“Il giallo di Ponte Vecchio”: la parte oscura dell'umanità nascosta in una tela

“Il giallo di Ponte Vecchio”: la parte oscura dell'umanità nascosta in una tela
di Carmine Castoro
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Domenica 31 Agosto 2014, 23:53 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 22:21
Respirare odori antichi e polverosi, come quelli sepolti dal manto del passato dentro una bottega antiquaria, quasi una necessit per Giuliano Neri.



In un pomeriggio gravato da un’afa opprimente, si muove incerto per le strade di un quartiere poco frequentato nei suoi consueti giri di ricognizione. Si guarda intorno cercando di individuare l’insegna del negozio, il cui nome è appuntato sull’agenda da una settimana. Non gli capita spesso di andare a Le Cure, tuttavia l’indicazione è stata troppo allettante per essere trascurata. L’artista di cui ora insegue le tracce è un richiamo irresistibile, appartiene a una speciale aristocrazia di pittori che conserva inalterato il suo fascino, nonostante lo scorrere dei secoli».



Comincia così “Il giallo di Ponte Vecchio”, thriller raffinato di Letizia Triches, storica dell’arte e autrice dal taglio filosofico, che ha costruito intorno alle preziosità pittoriche di città d’arte e ai “misteri” nascosti dietro tele di famosi maestri un vero e proprio tour noir che continuerà ad affascinare e tenere sulla corda i lettori nei prossimi anni.



Sarà perché evoca labirinti metafisici spesso torbidi e incomprensibili, vite “maledette” o simbolismi arcani che il razionalismo imperante tiene in gran dispregio.



Sarà perché, come ricorda la stessa scrittrice nella videointervista, importanti pensatori dell’Occidente, come Theodor Adorno della Scuola di Francoforte, consideravano il colpo di pennello come una sorta di esorcismo della violenza primordiale insita nell’uomo, che avrebbe potuto spingerlo verso ben altre mostruosità distruttive.



Sarà perché il mercato dei capolavori che si tramandano (e si trafugano) nei secoli ha impennate borsistiche così fantamilionarie da suggerire maxi-rapine e colpi colossali (in uno degli ultimi film del genere, targato 2013, “The art of steal” una banda capeggiata da Kurt Russell e Matt Dillon cerca di impadronirsi di un costosissimo Seurat, iniziatore della corrente chiamata “puntillismo” nella Francia del tardo 800).



Sta di fatto che, da sempre, gli oggetti d’arte, i quadri in particolar modo, sono stati accostati più a un universo di inquietudine, di creatività deflagrante e forze oscure, spesso incontrollabili, che a qualcosa di equilibrato, stabile e conformistico.



Su questo sfondo controverso e assorbente, vertiginoso e conflittuale, la Triches gioca tutta la sua tavolozza di sfumature esistenziali, impastando ombre e tragedie come un emulo del Tintoretto o del Caravaggio farebbe con oli e con le tinte dell’iride.



Il giudice Lapo Treschi è nei guai. Firenze, infatti, è turbata da una serie di misteriosi delitti e trovare il colpevole e rassicurare la gente non è certo un compito semplice. Soprattutto perché tra gli omicidi non ci sono legami precisi e l’assassino non lascia tracce. Un caso indecifrabile, all’apparenza.



Eppure ci deve essere un particolare che sfugge, qualcosa che è sotto gli occhi di tutti e che nessuno riesce ancora a vedere. È per questo che Lapo si rivolge all’esperto d’arte Giuliano Neri, suo amico di vecchia data.



Uomo estremamente curioso e meticoloso, Neri è un restauratore, famoso per la sua abilità nel ritrovare nelle tele indizi anche minuscoli e per la capacità di scandagliare ogni dettaglio fino a scoprire il mistero che si cela dietro un’opera. E proprio davanti al restauro di un quadro attribuito a Rosso Fiorentino, che nasconde un enigma da svelare, i due si troveranno intrappolati in un labirinto da cui sarà difficile uscire…



Letizia Triches è nata e vive a Roma. Docente e storica dell’arte, ha pubblicato numerosi saggi sulle riviste Prometeo e Cahiers d’art. Autrice di vari racconti e romanzi di genere giallo-noir, ha vinto la prima edizione del Premio Chiara, sezione inediti, ed è stata semifinalista al Premio Scerbanenco.



Letizia Triches “Il giallo di Ponte Vecchio” (Newton Compton, pagg. 320, euro 9,90)