Amy Pollicino dalla poesia al romanzo: in libreria “quasi morta Il segreto della felicità”

Amy Pollicino dalla poesia al romanzo: in libreria “quasi morta Il segreto della felicità”
di Renato Minore
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Lunedì 12 Ottobre 2015, 17:10 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 20:23
Ricordavo la prima raccolta in versi (“Ma il mio posto qual è”) di Amy Pollicino, un magma di eros sublimato, un flusso di parole e di desiderio che lasciava tracce penetranti. Una poetessa di forte accensione lirica, con una sua secchezza turgida e vibratile nell’espressione dei suoi vuoti e dei suoi pieni amorosi, dei suoi bisogni e delle sue pene come dei suoi godimenti e dei suoi trasalimenti. Ora Amy Pollicino, messinese trapiantata aRoma, allieva di Bellocchio, story editor di cinema e televisione ha pubblicato il suo primo romanzo che scava nell’esperienza e nei sentimenti con quellalingua che già conoscevamo nel poeta, molto soffice e adesiva, immersa in una chiarità diffusa, quasi mai scialba, come in una pennellata di Tiepolo.



Una storia di oggi dentro il disagio della nostra quotidianità, dentro la precarietà e lasolitudine che sembrano essere le maschere da indossare per continuare avivere, per non cedere alle pulsioni più negative. E’ la storia di una donna sensibile, fragile, ma a suo modo molto determinata, la protagonista di “quasi morta Il segreto della felicità” (edizioni Anordest, 228 pagine, 13,90 euro) che cerca di vivere in mezzo ai piccoli disastri di una vita continuamente ferita,piccole lacerazioni che diventano strappi nel lavoro (ha perduto il posto disceneggiatrice in una soap opera), negli affetti (gli uomini si susseguonosenza mai fermarsi, il figlio la sta per abbandonare). Ed anche la storia del romanzo che lei stessacomincia a scrivere, come paradossale forma di terapia, di salvezza, di conoscenza. Questo secondo romanzo (nel romanzo) è la storia di Nina, racconto lieve edoloroso, quasi una fiaba metropolitana con al centro una sorta di simbolicacontrofigura, la bellissima cameriera in un chiostro nel sottosuolo dellastazione Termini tra sorprese, agnizioni, pericoli d’ogni tipo, vie di fuga, inseguimenti che portano a un auspicabile lieto fine. Come una sorta di percorso, di “prova” daaffrontare nelle sue diverse tappe: l’incontro ogni sera con un misterioso uomoche lei chiama Maestro di cui s’innamora perdutamente; un secondo incontro conun bambino dell’est solo, abbandonato, disperato che non parla, di cui lei decidesin da subito di prendersene cura; le peripezie per trovare i suoi genitori; lascoperta che il bambino ha una madre, Eva figurante erotica in un appositohotel e ha un padre che non sa di avere un figlio; e poi tutte lecomplicazioni, le pene d’amore, i rischi, gli imprevisti per ricomporre lafamiglia e salvarla dai pericoli che la minacciano.



Come nelle fiabe, di fronte alla prova contro chi si muove in nome di un principio (la vittoria delmale sul bene) antitetico al proprio, ilpercorso dell’eroe ha una sua ritualità che si ripete e si consolida nellaripetizione. Così la forma tutta intimistica e psicologica, concreta e visibile della prima parte del romanzo s’incastra in quella lieve e fantastica, mossa e imprevedibile/prevedibile del racconto fantasioso che lo prolunga in una sorta di perlustrazione ctonia di un mondo sorprendente, colorato. E il colore può essere il blu della “teoria”, enunciatada un personaggio che vive accanto a Nina: “Il rosso è come sembriamo, quantocose possediamo, che lavoro facciamo. Il blu è ciò che siamo, quanta fantasia equanta vitalità abbiamo”.Il “rosso” della protagonista in ansia per la propria vita, che contiene “la paura pertrasformarla in energia, il motore della vita”; il “blu” di Nina, l’elfo che vola sopra il suo mondo sommerso liberando chi rischiava di restarne prigioniero.



In questo doppio sguardo che alla fine soprapponendosi coincide, c’è il senso di “quasi morta il segreto dellafelicità”, romanzo lirico nostalgico, appassionato.