Venezia, l'assurdo il piccione di Andersson, la prima sorpresa del Festival

Venezia, l'assurdo il piccione di Andersson, la prima sorpresa del Festival
di Fabio Ferzetti
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Martedì 2 Settembre 2014, 21:08 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 19:05
Un piccione seduto su un ramo che riflette sull'esistenza, di Roy Andersson - Concorso



​Due tizi tristissimi che vendono scherzi e giocattolini porta a porta («Siamo nell’industria del divertiment»). Una vecchina che sta per tirare le cuoia ma non molla la borsa con i gioielli di famiglia nemmeno sul letto d’ospedale.



Un signore che da 60 anni va a bersi un grappino nello stesso bar, ed ecco che di colpo siamo nel 1943, c’è la guerra, la barista esce da dietro il bancone e canta una canzone mesta e irresistibile che fa venir giù la Sala Grande di Venezia dal ridere e prende un lungo applauso a scena aperta. Il “Piccione” dello svedese Roy Andersson, noto finora a pochi frequentatori di festival, è la prima vera grande sorpresa del concorso. Un film-Ufo, che sposa uno humour molto scandinavo a inquadrature fisse con tagli e luci alla Hopper (ma Andersson cita anche Bruegel il Vecchilo e Otto Dix). Esilarante e sapiente. Impassibile e terribile. Si ride molto, ma ogni quadro racconta una sconfitta. Non per questo, auguriamoci, non vincerà qualcosa alla Mostra.



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