Short Skin: com'è tenera, sconcia e divertente la prima volta

Short Skin: com'è tenera, sconcia e divertente la prima volta
di Fabio Ferzetti
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Giovedì 23 Aprile 2015, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 15:10
Un ragazzino molto sensibile, un piccolo problema sessuale, un’estate che non finisce mai. E non una ma ben due ragazze che gli girano intorno, anche se Edoardo non ha nessuna fretta. E poi in famiglia non c’è solo lui, anche mamma e papà hanno i loro guai. Per non parlare del cane.



Quando Eric Rohmer girava i Racconti delle quattro stagioni, Duccio Chiarini occhio e croce andava alle elementari. Ma il cinema è un fiume carsico, appare e scompare a suo piacere, magari mescolandosi con altre acque e altri paesaggi.



Così il fiorentino Chiarini, che nel frattempo ha studiato cinema a Londra, ha preso da Rohmer l’attenzione per luci e paesaggi, da Virzì e da cento scrittori toscani il gusto dei dialoghi insieme colti e sanguigni, mentre per la fotografia si è rivolto al turco Baris Ozbicer, che in poche settimane e senza tanti mezzi ha catturato tutte le più segrete vibrazioni luminose della costa fra Pisa e Livorno.



Ne è uscito un film così calibrato che gli si può rimproverare una cosa sola: aver saltato a pié pari gli slanci, gli eccessi, le inevitabili imperfezioni delle opere prime per distillare una musica dolce, malinconica e così controllata da insospettire perfino un po’.



Poco male: con tanti registi che sbagliano mira o non conoscono le proprie forze, Chiarini sa perfettamente dove andare a parare. E maneggia con rara misura toni e sapori, protagonisti e comprimari di questo racconto di formazione costruito intorno a una paura fisica - Edoardo ha una banalissima fìmosi ma è terrorizzato all’idea di circoncidersi - dietro cui ovviamente si nascondono i fantasmi ben più ingombranti della prima volta.



Non era facile. Troppo sentimento e cadi nell’elegia, troppi ammicchi e si scivola nel goliardico, troppa cultura e diventa un racconto libertino francese. Diciamo che Chiarini non si fa mancare niente: tra il contrappunto famigliare (c’è anche una sorellina come spalla comica), il peso dell’attesa per gli studi futuri, la confusione di Internet, un romanzo di Murakami che passa di mano in mano, compare pure un povero polpo, proprio così, usato da Edo per “fare pratica”, come suggerisce un amico almeno a parole più deciso di lui (tutti i timidi da ragazzi hanno amici di questo tipo). Destinato a generare, post coitum, una mesta natura morta che sembra uscita da un film orientale.



Anche se il segreto di questo film in cui la Natura sembra sempre respirare insieme ai personaggi, alla fine sono proprio gli attori. Esordienti o già esperti (come la bravissima Francesca Agostini, la vicina di casa Bianca), ma tutti capaci di cogliere i più intimi trasalimenti dei loro personaggi con trasporto e finezza. Una vera riuscita, anche per Biennale College che lo ha tenuto a battesimo.



SHORT SKIN



commedia,Italia, 83'

di Duccio Chiarini. Con Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Miriana Raschillà, Bianca Ceravolo, Bianca Nappi, Michele Crestacci, Crisula Stafida, Anna Ferzetti, Lisa Granuzza di Vita

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