Buon compleanno Diego, per Abatantuono 60 anni davvero "eccezzziunali"

Diego Abatantuono (ilmessaggero.it)
di Giacomo Perra
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Mercoledì 20 Maggio 2015, 16:03 - Ultimo aggiornamento: 16:45

Da Carlo Vanzina a Ettore Scola, passando per Pupi Avati, Mario Monicelli e Gabriele Salvatores. È stata ed è tuttora “eccezzziunale”, come il titolo di uno dei suoi film più famosi, la carriera di Diego Abatantuono. L’attore taglia oggi il traguardo dei sessant’anni, quaranta dei quali passati a far ridere ed emozionare gli italiani a teatro, al cinema e in tv.

Nato e cresciuto a Milano, Abatantuono respira l’aria dello spettacolo fin da bambino: la mamma Rosa, infatti, lavora come costumista nel mitico “Derby Club”, tempio del cabaret italiano dove il giovane Diego fa la conoscenza di artisti del calibro di Enzo Jannacci e, dopo un apprendistato da tecnico delle luci dei “Gatti di Vicolo Miracoli”, debutta da comico, strappando applausi e consensi con il personaggio del “terrunciello”, un irresistibile prototipo di immigrato meridionale dalla parlata maccheronica messo a punto insieme a Giorgio Porcaro.

Proprio con Porcaro e con gli altri amici e colleghi Massimo Boldi, Giorgio Faletti, Ernst Thole e Mauro Di Francesco, uniti nel “Gruppo Repellente” dal giornalista Beppe Viola e dallo stesso Jannacci, nel 1977 dà vita allo spettacolo “La Tappezzeria”.

Nel frattempo anche il cinema comincia a reclamarlo e, così, dopo alcune minori ma gustose caratterizzazioni in altrettante commedie - tra le varie, “Il pap’occhio” e “Fantozzi contro tutti”, entrambe del 1980 - Abatantuono esordisce da protagonista, voluto niente meno che da Monica Vitti, ne “Il tango della gelosia”, film di Steno nel 1981. E’ l’inizio di un’ascesa fulminea, che lo porta, nel giro di due anni, a replicare gesti e inflessioni dialettali del “terrunciello” in ben nove lavori, tra i quali si segnalano, per fortuna, soprattutto commerciale, quelli diretti da Carlo Vanzina, con menzione particolare per “I fichissimi”, 1981, ed “Eccezzziunale… veramente”, 1982.

Sfruttata fino all’eccesso, la sua maschera comica però si esaurisce in breve tempo e il declino sembra ormai dietro l’angolo. A salvarlo, allora, arriva Pupi Avati, che gli offre un bellissimo ruolo nello splendido “Regalo di Natale”, 1986, con cui Abatantuono mette in mostra il suo talento drammatico e si aggiudica un “Nastro d’argento”.

Da lì parte la sua seconda vita artistica, arrivata in buon spolvero fino a oggi tra un film e l’altro di Salvatores - “Mediterraneo” si aggiudicò l’Oscar per la migliore pellicola straniera nel 1992 -, e dell’immancabile Avati, le partecipazioni a pellicole di qualità di altri importanti registi come Carlo Mazzacurati - “Il toro” -, Marco Risi - “Nel continente nero” -, Giovanni Veronesi - “Per amore, solo per amore” -, Ettore Scola - “Concorrenza sleale” -, Mimmo Calopresti - “L’abbuffata” - e Francesco Paterno - “Cose dell’altro mondo” -, e qualche saltuario ritorno all’antico nei panni del “terrunciello”.

Padre di tre figli, Abatantuono è anche un grande tifoso di calcio e del Milan, la sua squadra del cuore. Oltre al pallone, tra le sue passioni non si può non menzionare la cucina, diventata da poco una sorta di secondo lavoro: nel 2013, infatti, con alcuni soci ha aperto a Milano un ristorante, “The Meatball Family”. Auguri Diego.