VENEZIA - Pensavamo che l'ultimo tabù fosse la violenza sui bambini, un ricatto emotivo troppo forte a cui il cinema ricorre solo in casi estremi o attraverso ellissi e allusioni. Sbagliato. L'ultimo gradino dell'abiezione oggi è il bambino assassino. La violenza che si impadronisce dell'innocenza e la distrugge. L'immagine del male allo stato puro. Come ben sanno i terroristi dell'Isis, che ne approfittano per la loro propaganda.
Ma perché lasciare un tema così dirompente in mano a chi ne fa l'uso peggiore? Forte del suo successo personale, e di statistiche secondo cui oggi al mondo ci sono tra 250.000 e 500.000 bambini soldato, il regista della prima serie di True Detective, Cary Fukunaga, ha ripreso un suo vecchio progetto e ne ha fatto un film che rischia di essere la vera bomba mediatica della Mostra: Beasts of No Nation, in concorso. Il protagonista, il piccolo Agu (Abraham Attah), vive in un villaggio di un imprecisato paese africano messo a ferro e fuoco dalle truppe governative per schiacciare una rivolta contro il regime corrotto. La famiglia si disperde e Agu, solo e terrorizzato, viene iniziato alla vita militare dal capo di un gruppo di ribelli... difficile immaginare tema più scottante. L'ideale per Netflix, che con Beasts esordisce al cinema. Ma sarà cinema o marketing?