Regionali, Bindi: «Il Pd mi chieda scusa»

Regionali, Bindi: «Il Pd mi chieda scusa»
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Lunedì 1 Giugno 2015, 22:06 - Ultimo aggiornamento: 23:05
«Chiedo le scuse al mio partito, ritengo di aver diritto ad un risarcimento».



Lo ha detto intervenendo a Piazza Pulita il presidente della Commissione Antimafia Rosi Bindi parlando delle accuse mossegli dopo la pubblicazione della lista degli «impresentabili».



«Ho combattuto molte battaglie ma sempre a viso aperto. Su De Luca ha sbagliato il mio partito a reagire in quel modo.
Chiedo le scuse da parte del Pd perchè non si può arrivare a diffamare così una persona che sta svolgendo il proprio ruolo istituzionale. La linea sarebbe dovuta essere quella di difendere De Luca, non di delegittimare il lavoro della Commissione Antimafia. Sono molti anni che servo questo Paese e le mie battaglie le ho sempre fatte a viso aperto». «Il mio partito ha pagato elettoralmente questo atteggiamento - ha aggiunto Bindi - e questo risultato deve far riflettere Renzi perchè in un anno si è passati dal 40% delle Europee al 25% di Bersani».



Poi la Bindi si è rivolta al neo presidente della Regione Campania: «Faccio tanti auguri a De Luca. Il fatto che i campani lo abbiano votato vuol dire che hanno valutato le sue capacità di sindaco e sanno che sarà un bravo presidente di Regione. Non può querelarmi, non lo farà. Mi auguro una svolta nelle politiche del Governo per il Mezzogiorno. L'Italia non riparte se non riparte il sud», ha concluso Bindi.



Il presidente della Commissione antimafia ha quindi sottolineato: «Obiettivo del mio lavoro non è stato quello di favorire nè di danneggiare il Pd o altre formazioni politiche. Non c'è stata nessuna valutazione discrezionale di tipo politico, abbiamo inserito tutte le persone che - secondo il codice etico approvato all'unanimità da tutti i partiti - dovevano esserci. In commissione eravamo tutti d'accordo per l'inserimento del reato per il quale De Luca è rinviato a giudizio. Io non so se Renzi mi chiederà scusa ma sento di poter dire che quel che è successo merita un risarcimento», ha detto ancora Bindi, la quale ha chiesto a chi ha svolto il lavoro di screening di fare assai scrupolosamente delle verifiche «e le ho fatte io stessa. Io ero consapevole che tutto questo avrebbe avuto conseguenze politiche ma qui sta la specificità del ruolo istituzionale: se De Luca avesse avuto le stesse caratteristiche di altri per entrare in quella lista e lo avessi escluso, avrebbero ragione ad accusarmi di aver usato interessi di parte politica. C'è stata pura diffamazione nei miei confronti e per questo chiedo un risarcimento da parte del mio partito».



Infine Bindi ha fatto notare che nonostante siamo nell'era dell'elettronica «dover girare tutti i casellari giudiziari per 4500 persone, quanti erano i candidati, comporta che va via almeno una settimana, poi bisogna fare verifiche procura per procura. Io - ha aggiunto - non ho fatto niente da sola, questo è un lavoro troppo delicato».
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