Dalle palline clic-clac al frisbee, quei giochi anni '70 e e '80 che tornano di moda

Dalle palline clic-clac al frisbee, quei giochi anni '70 e e '80 che tornano di moda
di Giulia Aubry
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Mercoledì 16 Luglio 2014, 16:31 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 17:39
Pap, mi scarichi l’ultimo aggiornamento?. Potrebbe essere questa una delle richieste pi frequenti dei bambini sotto gli ombrelloni di questa estate un po’ anomala. Complice la diffusione di tablet e smartphone (che i bambini dai 4 anni in su sanno usare spesso meglio dei loro genitori), il moltiplicarsi dei wi-fi gratuiti negli stabilimenti e il tempo incerto (e un po’ di schiuma) che non sempre consentono lunghi bagni e relative nuotate, molto del tempo trascorso sulle spiagge nostrane dai più piccoli viene impiegato a far scoppiare caramelle, salvare cuccioli, vestire bambole virtuali, rigiocare i mondiali, magari con le maglie teutoniche e non quelle azzurre.



Neanche lo sforzo di arrivare al bar della spiaggia, inserire una moneta e sparare ai “marzianetti” o far sì che una “palletta con la bocca” divori tutto ciò che incontra sulla sua strada. Oggi i ragazzini, in spiaggia sotto l’ombrellone, allungano appena il braccio e tirano fuori dalla “borsa del mare” impensabili ritrovati della tecnologia, dall’ultima versione dell’I-pad al Samsung Galaxy alla PSP, e via con quelle dita velocissime che un giorno saranno ampiamente rimproverate (se non maledette) dal tunnel carpale.



E non ci sono App – purtroppo o per fortuna – che insegnino ai figli di chi oggi ha quaranta anni, o giù di lì, quanto fossero belli, e improbabili, i nostri giochi da spiaggia che coinvolgevano, in posture assolutamente anti estetiche e decisamente poco adatte a un selfie, nidiate di fratelli e genitori più o meno disperati.



Chi non si ricorda le palline Clic-Clac, colpevoli di aver schiacciato centinaia di dita innocenti (e qualche volta di essere volate sino a colpire la testa o un occhio) e di aver tediato i lunghi pomeriggi afosi con quel rumore ripetitivo e insopportabile, che ha dato il nome al gioco e ne ha decretato una rapida e – finalmente indolore per chi le doveva sopportare - morte.



Chi non ha ricevuto in regalo, da qualche zia o nonna, le racchette per il volano, gioco così noioso - e impossibile da usare in presenza anche solo di una brezza leggera, caratteristica indispensabile per qualsiasi località marina - da non poter che essere di origine inglese. O i tamburelli, precursori “storici” dei più moderni (ma anche essi in parte dimenticati) racchettoni.



E il Tour de France che, oggi seguiamo (anche sul tablet in spiaggia) in HD con le telecamere sulle bici che riprendono ogni piccolo dettaglio del viso di ciclisti irriconoscibili sotto il caschetto e dietro futuristici occhiali da sole, si correva con le biglie colorate che, dal lato trasparente, lasciavano intravedere le immagini (spesso sbiadite o spiegazzate) di Gimondi, Moser e Merckx, sulle piste rigorosamente disegnate sulla sabbia, trascinando il sedere del bambino più piccolo della comitiva.

Le braccia si indolenzivano, e il colpo di sole era dietro l’angolo se si dimenticava di indossare il cappello, nel gesto incredibilmente monotono (anche nel fischio che lo accompagnava) che decretò l’improvviso successo e l’altrettanto rapido declino del Going.



I più nostalgici, poi, ricorderanno il gioco delle piastrelle, una versione “piatta” delle bocce con 8 piastrelle in gomma/plastica, tenute assieme da un improbabile raccordo che serviva come manico per trasportarle, e il piastrellino piccolo che aveva la funzione del "boccino". Nessuno ne conosceva davvero le regole, vinceva sempre chi alla fine barava meglio.



Di tutto questo mondo, che per non dire vecchio oggi definiamo vintage, rimangono forse solo le bolle di sapone, il frisbee (ma a qualcuno è mai tornato indietro?) e i racchettoni sulle spiagge libere che non hanno regolamenti (e controlli) troppo restrittivi. Con il Going e le palline Clic-Clac non c’è modo di ricevere o regalare vite aggiuntive, né di ottenere bonus e superare livelli. C’è da annoiarsi, sì, ma in compagnia perché anche nel gioco più solitario c’era il desiderio di guardare l’altro (non su Facebook o whatsapp) per imparare a giocare come lui o per batterlo in sfide inventate senza punteggi elettronici e prestabiliti.



Ma si sa, il mondo va avanti e tra quaranta anni ci sarà qualcuno che rimpiangerà Candy Crush, Pet Rescue Saga e PES perché chissà, nel frattempo, cosa si saranno inventati per farci sentire ancora più soli, anche nella folla.