La bistecca che costa come un diamante: 300 euro per un chilo di carne di manzo

La bistecca che costa come un diamante: 300 euro per un chilo di carne di manzo
di Michele Ruschioni
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Sabato 29 Agosto 2015, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 08:45
Trecento euro per una bistecca? Si, se la bistecca in questione e’ di manzo di Kobe e per gli amanti della buona tavola ha lo stesso fascino di un diamante.



Prodotto rigorosamente nella contea giapponese di Hyogo, il Kobe sta conquistando anche i mercati europei ed americani e non è più così inusuale trovarlo nei menù dei nostri ristoranti. Sara’ per il mito che lo accompagna, o per il fascino che esercitano i prodotti che arrivano da lontano, fatto sta che il manzo di Kobe rappresenta senza dubbio il sogno di ogni carnivoro.



Se sia un sogno proibito o meno dipende dallo spessore del portafoglio. Questa carne è prodotta in Giappone da bovini di razza Tajima, manzi selezionatissimi che vengono fatti crescere in ambienti dove lo stress non esiste. Il vitello appena nato viene coccolato come si fa con un bambino e crescendo le attenzioni non diminuiscono di certo.



Questi bovini, contraddistinti da un manto nero lucidissimo, sono alimentati solo con riso, fieno e grano. Sono così coccolati e viziati che vengono addirittura massaggiati per svegliare i muscoli e sopperire allo scarso movimento fisico. La razza Tajima ha il pregio di essersi sviluppata in un ambiente isolato, senza che venisse a contatto con bovini di altre razze. Coccolati, nutriti bene e con il pedigree. Normale che la carne che si ottiene da questa catena di produzione sia di altissimo livello.



Anche le tecniche di macellazione seguono dei precisi standard dai quali è vietatissimo uscire. Come da copione anche il manzo di Kobe e’ stato oggetto di numerosi tentativi di imitazione: dalla Nuova Zelanda al Canada, passando per Stati Uniti e Australia tutti hanno provato a produrre qualcosa che assomigliasse al Kobe. Per fortuna dei giapponesi non ci sono ancora riusciti. Nel frattempo i produttori nipponici sono corsi ai ripari. Per evitare che il marchio “manzo di Kobe” venisse copiato, o anche solo imitato, hanno imposto dei rigidissimi parametri affinchè la vera carne possa distinguersi dalle imitazioni che gli yankee lanciano sul mercato.



Intanto la produzione geografica deve essere circoscritta ad animali che siano stati allevati nella contea di Hyogo, i produttori poi devono essere iscritti ad uno speciale albo e la macellazione deve avvenire nello stessa zona dove i manzi sono nati e cresciuti. Anche sulla quantità di carne lorda che ogni animale genera ci sono dei parametri rigidissimi: se si superano i 470 chilogrammi non può essere definita carne di Kobe.



Ma veniamo al dunque: come si cucina questa carne prelibata? La cottura alla griglia, o alla piastra di ghisa se non avete alternative, rimane il miglior modo. Cottura al sangue e divieto assoluto di bucarla con il forchettone pena la fuori uscita dei gustosi succhi. Tenera, gustosa, un sapore senza pari (consiglio: non mettete nemmeno il sale). Merito del grasso che pare distribuito da uno zelante chimico e che invece è frutto di una lavorazione puntuale e di un sacro rispetto per questi manzi dalla pelle nera. E non è tutto: l’apporto di colesterolo è più basso rispetto alle carni rosse che troviamo abitualmente dal nostro macellaio.



Fa bene alla salute, un po’ meno a quella del portafoglio. Una tale delizia ha un costo di fronte al quale il consumatore medio potrebbe tentennare e farsi venire degli scrupoli: parliamo di bistecche che al ristorante superano i cento euro e che al chilo sta sui 300-350 euro. Vale la pena assaggiarla? Si, almeno una volta nella vita è uno sfizio che ci dobbiamo togliere. Perchè si vive una volta sola. Poi potremo orgogliosamente tornare alle nostre Fiorentine.
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