«Fui abusata sessualmente da mio zio a 7 anni», l'attrice Teri Hatcher commuove l'Onu

Teri Hatcher (huffingtonpost.fr)
di Giacomo Perra
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Venerdì 28 Novembre 2014, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 11:49

C’è una brutta storia nel passato di Teri Hatcher, attrice americana nota soprattutto per la sua interpretazione in “Disperate Housewives”.

È una triste storia di sopraffazione fisica e psicologica, rimasta nascosta per tanto tempo e raccontata coraggiosamente in pubblico, in un discorso alle Nazione Unite tenuto a New York in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dalla diretta interessata: «Quando avevo sette anni ho subito un abuso sessuale da parte di mio zio. Credevo che fosse colpa mia e mi vergognavo per quello che era accaduto perciò non lo dissi a nessuno e restai in silenzio», ha rivelato visibilmente commossa la stella di “Casalinghe disperate” che aveva parlato dell’accaduto con i media già nel 2006.

Dopo sofferenze e turbamenti interiori, all’età di 18 anni l’attrice decise finalmente di vuotare il sacco con i genitori, anche se poi per la sua confessione scelse di affidarsi alle pagine di un diario: «Lo diedi a mia madre che mi disse che sia lei che mio padre avevano sospettato qualcosa ma erano rimasti in silenzio perché confusi e paralizzati dalla rabbia e dal senso di impotenza.

E così mio zio è rimasto libero e impunito».

Non per sempre, per fortuna. A due decenni di distanza da quella violenza, infatti, un altro tragico episodio - il suicidio di una undicenne costretta a subire abusi per anni - coinvolse l’uomo, convincendo l’attrice a denunciarlo. Grazie a quella testimonianza, lo zio della Hatcher fu incriminato e mandato in prigione, dove morì tempo dopo.

«Né io né le sue vittime, però, riusciremo mai a liberarci dello stigma di quegli abusi», ha ammesso l’attrice, che ha poi spiegato gli obiettivi del suo racconto: «La mia storia accende i fari su una statistica triste, è una storia sui pericoli del silenzio. Una donna su tre nel mondo è costretta ad accettare la violenza come parte della propria vita; una donna su tre, per il resto della sua vita, combatterà la voce che le dice di prendersi la colpa dell’abuso, che le impedisce di avere autostima, felicità, amore per se stessa. Questa statistica deve cambiare». Lo speriamo vivamente anche noi.