Il selfie è donna: ecco da dove nasce la mania dell'autoscatto

Il selfie è donna: ecco da dove nasce la mania dell'autoscatto
3 Minuti di Lettura
Martedì 28 Ottobre 2014, 20:01 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 16:11
Il selfie? Una roba da donne. Sono infatti le esponenti del gentil sesso a fotografarsi notevolmente più dei maschi.



In generale "l'autoscatto condiviso" si fa soprattutto per «far ridere e divertire gli altri» (39%), per «vanità» (30%) e «raccontare un momento della propria vita» (21%). Le donne, comunque, risultano più interessate alle motivazioni interiori: «Mi faccio selfie per mostrare come sono e come mi sento».



LO STUDIO

Sono alcuni risultati preliminari di una ricerca diretta da Giuseppe Riva, docente di psicologia della comunicazione e psicologia e nuove tecnologie della comunicazione presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Uno studio di cui si parlato oggi a Milano a un incontro internazionale sui social media, organizzato dalla Fondazione Ibsa per la ricerca scientifica (www.fondazioneibsa.org) e dalla Cattolica per discutere l'impatto di queste tecnologie nelle nostre vite e, soprattutto, per capire se abbiano un ruolo, o meno, nel modificare la nostra individualità.



«Un selfie - spiega Riva - è da considerarsi differente da un semplice autoscatto, il quale non prevede la componente social della condivisione, e anche da un self-shot, termine che nel contesto dei nuovi media è arrivato a identificare le fotografie di se stessi a tema erotico. La nostra ricerca, tuttora in corso - prosegue Riva - ha 3 obiettivi conoscitivi principali: comprendere perché le persone si fanno i selfie; se ci sono differenze tra uomini e donne per quanto riguarda questa pratica; analizzare le possibili caratteristiche psicologiche, dal punto di vista della personalità, delle persone che si fanno selfie».



La ricerca ha già mostrato dei risultati preliminari interessanti per quel che riguarda tutti e 3 gli obiettivi (agosto-ottobre 2014). Centocinquanta partecipanti (35% maschi, 65% femmine), età media 32 anni, hanno completato un questionario sui dati anagrafici; uno sul loro utilizzo di social media, sull'attività del selfie e sulle motivazioni associate ad esso; il questionario Big Five Inventory per la misurazione dei tratti di personalità.



«Per quanto riguarda l'ultima domanda di ricerca - sottolinea Riva - sono 3 gli aspetti della personalità che risultano associati all'attività del selfie. Le persone che li fanno, rispetto a coloro che non se li fanno, appaiono significativamente più estroverse (ovvero più socievoli ed entusiaste, caratterizzate da elevate capacità sociali) e più coscienziose (ovvero più caute e capaci di controllarsi, con la tendenza a pianificare le proprie azioni piuttosto che ad agire di impulso).



Inoltre, essere molto estroversi si associa a un maggior utilizzo dei selfie per mostrare agli altri "come ci si sente", mentre essere molto coscienziosi si associa al non essere particolarmente interessati ai commenti degli altri ai propri selfie, positivi o negativi che siano. Da ultimo, il tratto del neuroticismo o instabilità emotiva (tipico di persone che tendono a provare emozioni negative come rabbia e tristezza, sovente diffidenti nei confronti degli altri) si associa significativamente all'essere particolarmente preoccupati dalla possibilità di ricevere commenti negativi».



Ma il selfie non è l'unico comportamento social analizzato dagli studiosi. «In Italia - conclude Riva - abbiamo una relazione più affettiva con il mezzo tecnologico, pensiamo a quanto lo smartphone sia lo strumento principe per andare su Internet e come diventi il centro della nostra vita affettiva/relazionale. Il social diventa l'equivalente virtuale dei luoghi di aggregazione del passato, facilitato dal fatto che ognuno può disporre di questo "luogo virtuale" a casa propria o da qualsiasi parte si trovi. Facebook risponde alla natura degli italiani, in particolar modo per la sua funzione di connessione affettiva e rassicurante».
© RIPRODUZIONE RISERVATA