Dai fasti dei Beatles alla miseria: la sorella di Harrison sopravvive a stento in un paesino del Missouri

Dai fasti dei Beatles alla miseria: la sorella di Harrison sopravvive a stento in un paesino del Missouri
di Anna Guaita
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Venerdì 29 Novembre 2013, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 06:17
NEW YORK – Il 29 novembre del 2001, George Harrison, il “Beatle timido”, si spegneva a New York, per un cancro al polmone.

Neanche un anno più tardi, sua sorella smetteva di ricevere l’assegno mensile di 2 mila dollari che George le aveva assegnato decenni prima e che doveva durare per tutta la vita. Oggi 82enne, in condizioni finanziarie precarie, sola in un paesino del Missouri, Louise è stata raggiunta dai giornali britannici, e lei ha concesso interviste in cui spiega la sua situazione, ma rifiuta di puntare un dito accusatore contro gli eredi del fratello: “Sono dieci anni che l’assegno è stato interrotto e non mi sono mai lamentata, non ho mai causato problemi”, ricorda. Tuttavia, Louise Harrison ammette che quei 2 mila dollari al mese ora le farebbero molto comodo: “Non sono alla fame, grazie a Dio, ma non ho più soldi, come tutti peraltro”.



George Harrison era il più piccolo di quattro figli. La sorella Louise era emigrata negli Stati Uniti molto prima che vi arrivassero i Beatles: era venuta con il marito, un ingegnere geologico. Ma quando il fratello e i suoi tre compagni di band – John, Paul e Ringo – diventarono famosi in Gran Bretagna, lei cominciò a fare pubblicità nelle stazioni radio Usa perché trasmettessero anche qui la loro musica. Riuscì proprio lei a far mandare in onda “From me to you” in una stazione dell’Illinois, con tanto successo che il famoso manager della band, Brian Epstein, le scrisse per ringraziarla e lei ha sempre conservato quella lettera.



Pochi mesi prima che i Beatles arrivassero negli Usa per la loro tournee del 1964 (fra poco saranno 50 anni!), George, poco noto oltremare in un’epoca in cui non esistevano tv via cavo, internet ecc, riuscì a fare un viaggio anonimamente da solo per andare a trovare la sorella e a trascorrre con lei due settimane in pace, senza essere inseguito da fan impazzite e da paparazzi. Ma poi i Beatles vennero tutti insieme, con grande pubblicità, e già il giorno dopo la loro comparsa all’Ed Sullivan Show, il 9 febbraio 1964, divennero anche negli Usa un fenomeno inarrestabile.



Louise rimase legatissima a George. Lo seguì nei concerti e divenne amica degli altri tre Beatles. Fu negli anni Novanta che George si arrabbiò con lei perché lei aveva concesso alla cittadina dove aveva vissuto con il marito e dove George le aveva fatto visita nel 1963, che nella casa dove aveva vissuto venisse aperta una pensione dal titolo beatlesiano “A hard day’s night”.



Il disaccordo fra i due fratelli scomparve comunque quando George fu vicino alla fine. Louise andò a trovarlo, e ci fu una riconciliazione commovente, davanti alla moglie Olivia e al figlio Dhani. In un’intervista Louise ha raccontato che George scherzò sulle sue orecchie a sventola, che erano state la sofferenza di tutta la sua vita, alle quali erano attaccati i tubi dell’ossigeno: “Beh – le disse – adesso per lo meno servono a qualcosa!”.



George Harrison aveva 58 anni quando il cancro lo stroncò. Un anno più tardi, l’assegno che aiutava Louise fu interrotto. La donna si è mantenuta facendo la manager di una band locale che imita i Beatles. Ma i tempi sono duri, e non ci sono molte scritture. George, sostiene lei, le aveva dato un assegno che doveva durare tutta la vita, come una piccola affidabile pensione. Non era una cifra alta perché lei vive semplicemente, in uno Stato dove la vita è economica, ed è “fortunatamente proprietaria di una casetta e di un pezzettino di terra”. Ma era una cifra su cui faceva affidamento per la vecchiaia: “Data la mia condizione finanziaria – le aveva detto il fratello – non vedo perché tu debba soffrire”. George Harrison ha lasciato un patrimonio valutato intorno a 300 milioni di dollari. Il 90 per cento è andato alla vedova e al figlio, il dieci per cento agli Hare Krishna, il movimento di cui era devoto seguace.
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