Used Panties, arriva dall'Asia la moda delle mutandine usate da vendere online

Used Panties, arriva dall'Asia la moda delle mutandine usate da vendere online
di Sabrina Quartieri
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Lunedì 19 Gennaio 2015, 15:47 - Ultimo aggiornamento: 16:12

L’idea non è nuova. Il business della vendita degli slip indossati arriva dall'Asia e spopola, negli ultimi anni, anche sul web. Oggi, con il progetto imprenditoriale ‘Used Panties’, nato dall’idea di due giovani italiane che preferiscono restare nell’anonimato, anche l’intimo usato nostrano vanta una discreta clientela. Le mutandine appartengono a Camilla Belvedere (il nome è di fantasia), la ragazza dai capelli scuri e dalle labbra carnose, che la domenica a pranzo guarda i film di Fellini e Monicelli e, anziché fare il bucato, dopo averla indossata, vende online la sua biancheria intima. “I miei slip - racconta Camilla sul sito ‘www.usedpanties.sexy’ - sono veri gioielli da tenere sotto il cuscino e tirar fuori quando si ha voglia di divertirsi con pizzi e merletti colorati”.

http://vimeo.com/106835616

Tanga, brasiliane o culottes, i loro nomi sono quelli più tipici della tradizione italiana.

Femminili come chi le indossa, Maria, Marilù, Sofia e Incoronata sono tutte esposte nella vetrina dell’atelier virtuale per i feticisti della mutandina usata made in Italy. Andando sulla homepage del sito, si trova tutto quello che serve: per prima cosa si deve scegliere lo slip che si vuole acquistare; poi si comunicano i giorni che Camilla lo dovrà indossare (massimo tre). Una volta effettuato il pagamento, l’articolo arriva direttamente a casa del cliente, chiuso in un’invitante confezione, con tanto di foto e sorprese speciali.

Primo nel suo genere in Italia, il progetto artistico e imprenditoriale lanciato da due amiche, una pugliese, l’altra abruzzese, è supportato anche dai rispettivi fidanzati. “Ci ritrovavamo spesso a scherzare riguardo all'idea di vendere intimo usato per arrotondare un po’ - racconta una delle due ragazze - e, alla fine, una sera come tante altre, ci siamo dette di provare. Certo, era fondamentale riuscire a creare un prodotto diverso, perché questo business, nato in Asia, esisteva già anche nel mondo occidentale. Quello che ci siamo chieste subito è stato cosa potessimo dare di più allo strano mondo dei feticci. Spesso etichettato come ‘roba’ per pervertiti e depravati, abbiamo semplicemente deciso di tentare di riscattare questo fenomeno dai tanti luoghi comuni della gente. Così, con un tocco di eleganza, di classe e un pizzico di ironia, è stato creato un articolo per una sessualità differente, al passo con i tempi, ma nel rispetto della tradizione e del gusto italiano, che ci hanno formato".

‘Used Panties’ è diventato fin da subito sinonimo di sensualità e di un tipo di imprenditoria, tutta al femminile, che non smette di inventare. Proprio in questi giorni il sito ha iniziato a promuovere la sfida ‘San Valentine's Panty Challenge’, un’asta bizzarra per la festa degli innamorati che mette in palio un paio di culotte del marchio italiano ‘Individuals’ di Carlo Galli, cinque stampe fotografiche e un racconto erotico inedito di Camilla, che parla del 14 febbraio come della festa “di tutti: dei miei innamorati, che non vedranno l’ora di assaporarmi di nuovo, e di quelli col cuore ancora libero, ma già curiosi di fare la mia conoscenza”.

Le due giovani imprenditrici scommettono sul futuro. L’ambizione le porta a voler ampliare la squadra di indossatrici per realizzare diverse collezioni di mutandine, ciascuna al gusto di ogni regione della Penisola, per permettere al cliente di scegliere il sapore che predilige, in base alle sue preferenze geografiche. “Al momento sul sito ‘Used Panties’ si contano circa 200 accessi giornalieri di media, cifra raddoppiata nel periodo dei mondiali e addirittura triplicata con le Feste di Natale. In otto mesi - raccontano le due ideatrici dell’atelier online - abbiamo venduto più di 40 articoli. Al contrario di quanto ci saremmo aspettate, a comprare sono state principalmente persone giovani, uomini tra i 30 e i 45 anni, di estrazione sociale abbastanza eterogenea. Arrivano ordini da giardinieri, impiegati, come da intellettuali. Inizialmente le richieste venivano di più dall’estero, in primis dall’Australia, dalla Svizzera, dagli Stati Uniti, ma pian piano anche gli italiani si sono fatti avanti e sono venuti allo scoperto. Abbiamo tantissimi indiani che ci contattano, ‘crossdresser’ costretti a comprare online, per mantenere la privacy all'interno delle loro famiglie”.