Attaccati dallo squalo mentre girano un documentario: gli attimi di panico in un video

Attaccati dallo squalo mentre girano un documentario: gli attimi di panico in un video
di Federica Macagnone
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Lunedì 27 Aprile 2015, 15:41 - Ultimo aggiornamento: 20:40
Doveva essere una semplice escursione per realizzare filmati sugli squali, si è trasformata in un'esperienza choc che ha lasciato annichiliti persino due navigati esperti del settore come Jeff Kurr e Andy Casagrande, usciti in mare con altri su una barca e un gommone al largo dell'isola di Stewart, in Nuova Zelanda.



L'attacco sferrato da uno squalo bianco di sei metri agli uomini della troupe che doveva girare il documentario "Il covo dei Megasquali" è stato terrificante: quando hanno tentato di mettergli una videocamera sulla pinna dorsale, l'animale ha reagito spingendo il gommone e mordendo la corda che lo legava alla barca, facendolo oscillare paurosamente.



Momenti di panico, una pausa, poi lo squalo, che era sparito per qualche istante, riemerge lanciandosi in un nuovo attacco. E mentre un uomo dell'equipaggio definisce l'esperienza "snervante", viene avvistato un altro squalo: a quel punto - probabilmente era ora - la troupe realizza che probabilmente non sia stata un'idea brillante avventurarsi con una barchetta di quelle dimensioni in acque infestate da squali così grandi, mentre comunque c'è chi trova il tempo per dire che «gli squali non sono cattivi, semplicemente uccidono per sopravvivere».



Ora il documentario, proiettato l'anno scorso su Discovery Channel, è stato pubblicato in Rete da gruppi che vogliono vietare le immersioni tra gli squali perché creano un'associazione mentale negli animali tra esseri umani, barche e cibo. Un pescatore, Richard Squires, ha raccontato di aver affrontato due attacchi simili e si è dichiarato convinto che gli squali si stanno dimostrando più spavaldi quando incontrano barche a causa di chi pratica il "cage diving", immergendosi cioè sott'acqua all'interno di gabbie per poter stare a contatto con gli squali. Un'attività che che fa prendere sempre più confidenza agli animali con gli esseri umani. L'anno scorso il Dipartimento per la conservazione ha concesso permessi solo a due operatori di "cage diving", a patto che rispettino regole rigorose e operino ad almeno 10 chilometri al largo della costa dell'isola di Stewart. Ma sono in molti a chiedere che l'attività venga proibita fino a quando non verrà realizzato uno studio completo sull'impatto che le gabbie subacquee hanno sugli squali.